
Con l’aggiornamento della Direttiva europea sui veicoli fuori uso (End-of-Life Vehicles – ELV), l’industria automobilistica si prepara a un profondo cambiamento nella gestione e nell’impiego delle plastiche. Secondo un’analisi di IDTechEx, il nuovo testo della normativa impone obiettivi più ambiziosi in termini di contenuto riciclato, riciclabilità e responsabilità dei produttori, spingendo case automobilistiche e fornitori a rivedere strategie, supply chain e partnership nel riciclo.
Direttiva ELV e obiettivi rivisti
La plastica rappresenta oggi tra il 15% e il 20% del peso complessivo di un veicolo. Il nuovo testo della Direttiva ELV propone:
- Contenuto minimo di plastica riciclata: l’obiettivo iniziale era fissato al 25%, di cui un quarto proveniente da veicoli a fine vita. Dopo le critiche del settore, il target è stato ridotto al 20%, con il 15% da ELV.
- Responsabilità estesa del produttore (EPR): i costruttori saranno tenuti a sostenere i costi di smaltimento e recupero dei materiali, incentivando scelte progettuali più sostenibili.
- Maggiore tracciabilità delle esportazioni: nuove restrizioni all’export di veicoli non idonei alla circolazione puntano a trattenere all’interno dell’UE i materiali recuperabili.
- Estensione ad altri veicoli: la Direttiva si applicherà anche a moto, autobus e camion, ampliando il campo d’azione della normativa.
Secondo IDTechEx, le case auto faticheranno a rispettare i nuovi target
Nell’ultimo report “Sustainable Plastics for Automotive 2025–2035”, IDTechEx prevede che entro il 2035 il contenuto di plastica sostenibile nei veicoli raggiungerà il 18% (15% riciclata, 3% bio-based). Un traguardo importante, ma ancora lontano dagli obiettivi politici più ambiziosi.
Il limite principale? La disponibilità di plastica riciclata di qualità automotive, come polipropilene (rPP), polietilene (rPE) e poliammide (rPA). La maggior parte delle plastiche recuperate da veicoli rottamati viene oggi incenerita o degradata in applicazioni di minor valore, a causa della mancanza di sistemi standardizzati di raccolta e selezione.
Direttiva ELV: il nodo dei costi
Un altro ostacolo significativo è il divario di costo tra plastiche vergini e sostenibili. Le plastiche riciclate richiedono processi complessi di separazione, decontaminazione e rielaborazione. Il riciclo chimico offre soluzioni promettenti, ma è ancora poco scalabile a causa di costi ed energia elevati. Le plastiche bio-based, invece, soffrono di problemi legati alla disponibilità di materie prime e prezzi ancora poco competitivi, soprattutto quando il costo del petrolio è basso.
Collaborazione più forte lungo tutta la filiera
Per rispettare la nuova Direttiva, l’industria dovrà investire in tecnologie di smontaggio e selezione avanzate, progettare componenti più facili da riciclare e sviluppare formulazioni che consentano a materiali riciclati e bio-based di soddisfare gli elevati standard tecnici dell’automotive.
Non mancano però esempi virtuosi. Nissan e BMW stanno già integrando contenuti riciclati negli interni e nelle strutture dei veicoli. Stellantis e Renault collaborano con demolitrici e riciclatori in progetti di recupero a ciclo chiuso. Fornitori come BASF e Covestro, infine, investono in polimeri sostenibili di nuova generazione.
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