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Bioplastiche da CO2 e rifiuti: il futuro della sostenibilità

Le bioplastiche derivate da CO2 e materiali di scarto stanno emergendo come una soluzione innovativa per affrontare alcune delle più grandi sfide ambientali del nostro tempo: la riduzione delle emissioni di gas serra e la gestione dei rifiuti plastici. Grazie a tecnologie avanzate, anidride carbonica e rifiuti possono essere convertiti in polimeri sostenibili, aprendo la strada a un futuro più ecologico e all’economia circolare.

La crisi ambientale

La plastica convenzionale, prodotta principalmente da combustibili fossili come petrolio e gas naturale, rappresenta una delle principali fonti di inquinamento globale. La sua produzione è altamente energivora e responsabile di significative emissioni di gas serra. Secondo il World Economic Forum, il settore plastico consuma circa l’8% della produzione mondiale di petrolio, una percentuale che potrebbe salire al 20% entro il 2050 se non si interviene.

Oltre all’impatto della produzione, i rifiuti plastici pongono gravi problemi ambientali. Ogni anno, più di 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, compromettendo gli ecosistemi marini e la biodiversità. Attualmente, meno del 10% della plastica globale viene riciclato, mentre il resto finisce in discariche o nell’ambiente. Questo scenario critico richiede soluzioni urgenti e innovative, come lo sviluppo di bioplastiche derivate da CO2 e rifiuti.

Bioplastiche da CO2: innovazioni tecnologiche per il clima

La cattura e la trasformazione dell’anidride carbonica in bioplastiche rappresentano un’opportunità rivoluzionaria. Attraverso processi avanzati, la CO2 può essere utilizzata come materia prima per la produzione di polimeri, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e a fornire una fonte alternativa per la plastica.

Tra i pionieri di questa tecnologia figura Newlight Technologies, che ha sviluppato AirCarbon, un materiale termoplastico prodotto combinando CO2 atmosferica e metano proveniente da rifiuti agricoli. Questo polimero è utilizzato in diverse applicazioni, dagli imballaggi ai mobili, e si distingue per la capacità di sequestrare 88 chilogrammi di CO2 per ogni chilogrammo di materiale prodotto, trasformando l’inquinamento in risorsa.

Un altro esempio significativo è quello di Covestro che ha sviluppato cardyon®, un poliolo utilizzato nelle plastiche poliuretaniche. Questo prodotto integra fino al 20% di CO2, dimostrando come l’anidride carbonica possa essere convertita in materiali sostenibili.

Bioplastiche dai rifiuti: trasformare scarti in risorse

Parallelamente, l’utilizzo di rifiuti organici e agricoli per la produzione di bioplastiche offre una doppia soluzione: ridurre i rifiuti e creare materiali biodegradabili.

Aziende come Mango Materials producono bioplastiche a partire dal metano, un potente gas serra emesso da discariche e impianti di trattamento delle acque reflue. Questo gas viene trasformato in poliidrossialcanoati (PHA), una bioplastica biodegradabile con molteplici applicazioni.

Un’altra innovazione proviene da Biofase, che utilizza i rifiuti di avocado per creare bioplastiche, mentre Paques Biomaterials si concentra sulla conversione di acque reflue e residui organici in PHA. Inoltre, realtà come AgroRenew trasformano scarti agricoli, come residui di meloni e zucche, in biopolimeri sostenibili.

Tuttavia, nonostante i benefici ambientali, queste tecnologie devono superare ostacoli significativi, tra cui l’elevato consumo di energia e acqua, i costi di produzione e le difficoltà nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti.

Sfide di scalabilità e sostenibilità economica

La scalabilità delle bioplastiche da CO2 e rifiuti rappresenta una sfida cruciale per il settore. Sebbene aziende come Newlight Technologies e Covestro abbiano dimostrato la fattibilità di questi processi, il costo di produzione è ancora superiore a quello delle plastiche tradizionali, limitando l’adozione su larga scala.

Per superare queste barriere, è essenziale un impegno congiunto di governi, industria e istituti di ricerca. Gli incentivi politici, come la tariffazione del carbonio, e le sovvenzioni per materiali sostenibili potrebbero accelerare lo sviluppo e la diffusione di queste tecnologie. Allo stesso tempo, investimenti in ricerca e innovazione saranno fondamentali per migliorare l’efficienza dei processi e ridurre i costi di produzione.

Il futuro delle bioplastiche secondo IDTechEx

Secondo il rapporto di mercato “Bioplastics 2025-2035: Technologies, Markets, Players, and Forecasts” pubblicato da IDTechEx, il settore delle bioplastiche è destinato a crescere significativamente nei prossimi anni. Il report offre un’analisi approfondita delle tecnologie emergenti, delle normative e delle strategie di mercato, evidenziando le opportunità e le sfide per le aziende del settore.

Le bioplastiche derivate da CO2 e rifiuti rappresentano una delle soluzioni più promettenti per ridurre l’impatto ambientale delle materie plastiche. Sebbene vi siano ostacoli tecnici ed economici da superare, il potenziale di queste tecnologie per promuovere la sostenibilità e l’economia circolare è enorme. Con l’impegno congiunto di tutti gli attori coinvolti, le bioplastiche potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella costruzione di un futuro più verde e sostenibile.