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Bottle to bottle: traguardo in vista per Dentis

Tra qualche mese il gruppo cuneese Dentis, che può vantare una specializzazione di oltre 30 anni nel riciclo del PET, con una variegata gamma di scaglie “Petalo” in catalogo dedicata a numerosi campi applicativi, avvierà la produzione di materia prima seconda adatta al contatto diretto con gli alimenti. E non c'è tempo da perdere, per aiutare il Paese a raggiungere gli obiettivi europei fissati al 2025.

L’obiettivo del processo bottle to bottle si avvicina è sempre più vicino per Dentis Recycling Italy che dal 1987 continua ad affinare e allargare la propria produzione specializzata di r-PET, proveniente da raccolta differenziata o scarti di lavorazione, puntando sulla ricerca della massima qualità, oggi tradotta in un catalogo che propone una vasta gamma di scaglie cristallizzate con diversi gradi di viscosità a marchio Petalo e disponibili in 5 sfumature di colore per varie applicazioni.

Nella storica sede produttiva di Sant’Albano Stura (Cuneo), i fratelli e contitolari Corrado e Roberto Dentis hanno sempre avuto un occhio di riguardo per la sostenibilità ambientale, tanto che l’azienda dal 2018 figura tra i fondatori del consorzio volontario Coripet. Grazie a due filiali aperte poi in Spagna e in Francia, l’odierno Gruppo Dentis sta espandendo il business a livello sempre più internazionale, con l’obiettivo di realizzare una materia prima seconda senza nulla da invidiare al prodotto vergine, a partire dalle infinitesimali concentrazioni di parti non PET.

Nel corso del nostro ultimo incontro, l’anno scorso, il general manager Corrado Dentis ci aveva fornito alcune anticipazioni sui progetti in agenda. Con lui abbiamo fatto il punto della situazione: “Proseguono i nostri investimenti che ci porteranno al bottle to bottle dall’inizio del 2022, entrando quindi nel mondo del PET riciclato a diretto contatto con gli alimenti. Aumenteremo la capacità produttiva dotandoci di tutti gli strumenti e macchinari necessari per sfruttare quest’opportunità. È presto per parlare di numeri, siamo in fase iniziale e dobbiamo ancora strutturare il capannone, ma l’obiettivo è segnato: entrare in questo mercato così specifico, tenuto conto che nel frattempo le normative si sono evolute, ampliando il nostro parco clienti nell’osservanza della Direttiva sulle plastiche monouso che, come noto, pone per il PET riciclato adatto agli alimenti l’obiettivo del 25% a decorrere dal 2025. L’Italia registra un ritardo importante da colmare perché i volumi di r-PET oggi utilizzati per l’applicazione bottiglie/food sono lontani da tale livello. Cerchiamo perciò di offrire all’intero settore dell’acqua minerale e del beverage, e non solo, l’opportunità di accelerare i tempi: non c’è tempo da perdere, visto che mancano 4 anni scarsi alla scadenza, per cui mettiamo a disposizione tutto il nostro know-how. Si sta quindi per chiudere il cerchio in maniera completa, non solo nella raccolta del PET post consumo. Con il bottle to bottle si andrebbe a riutilizzarlo nella stessa applicazione: una circolarità davvero a 360° partendo dal rifiuto bottiglia per valorizzarla da rifiuto a risorsa e farla diventare una nuova bottiglia identica a quella originale”.

Osservatore privilegiato

Sia dal punto di vista di imprenditore specializzato nel riciclo sia da quello di osservatore privilegiato, essendo anche presidente – molto attivo – del consorzio Coripet, Dentis è costretto a segnalare di nuovo i problemi rilevati nella raccolta del materiale da riciclare: “I numeri che riguardano i consorzi, sia Coripet sia Corepla, sono in crescita ma non riesco ancora a quantificarli esattamente rispetto al 2019. Nonostante il Covid-19, la situazione è in miglioramento ma non raggiungiamo sicuramente oggi quel 77% di raccolta differenziata-selettiva che è uno degli altri obiettivi della Direttiva sul monouso, però ci si sta adoperando per avvicinarli. Quindi è indubbio che serva una raccolta selettiva di qualità, come richiede il Regolamento Europeo 282 del 2008, che di fatto oggi è disattesa. Rimaniamo a numeri modesti che ci auguriamo possano aumentare molto nel prossimo futuro. La qualità del rifiuto che arriva in azienda non è ancora a un livello tale da permettere di ottenere maggiore qualità nel prodotto in uscita anche se, va detto, ormai la raccolta differenziata italiana nel panorama europeo è tra le migliori. Però è necessario un ulteriore sforzo. Come riciclatore posso affermare che, se vogliamo tendere a una dinamica del bottle to bottle in grado di soddisfare le richieste della Direttiva 904 del 2019, con quote sempre più importanti di r-PET per l’applicazione contenitori per liquidi, non si può prescindere da questo aspetto. In quanto a qualità, infatti, la raccolta differenziata ha dei limiti fisiologici: una cosa è raccogliere una bottiglia una per una vedendo di che materiale plastico si compone e un’altra è fare il porta a porta, i risultati sono completamente diversi”.

Gli stabilimenti in Francia e in Spagna

Il Gruppo Dentis opera anche in Francia e in Spagna, rispettivamente con due stabilimenti a Lille e nei pressi di Valencia: com’è in questi Paesi la situazione? “La qualità francese della raccolta è molto simile a quella italiana, col supporto di evoluzioni legislative decisamente a favore del riciclo. Una legge emanata lo scorso Natale, chiamata Bonus Malus, prevede che a strettissimo giro venga penalizzato l’utilizzo del PET vergine e delle plastiche vergini in genere, con una tassa che parte dai 400 euro a tonnellata sul PET per arrivare ai 550 euro nel caso del polistirolo, prevedendo nello stesso tempo un bonus dello stesso importo per incentivare l’uso del riciclato, a seconda del polimero, tutto in capo al produttore del prodotto. L’obiettivo, seppure ancora solo in linea teorica, è di riciclare il 100% degli imballaggi immessi sul mercato francese entro il 2025: sono politiche fortemente incentivanti, in particolare a favore del riciclo meccanico che caratterizza la nostra attività, in direzione opposta a quella della Plastic Tax, per esempio. Riciclare di più meccanicamente vuol dire aver raccolto di più, quindi significa eliminare la dispersione degli imballaggi nell’ambiente arrivando a ridurre fortemente le emissioni di CO2, come ampiamente dimostrato dalla letteratura di settore, rispetto all’utilizzo di fonti fossili o comunque non rinnovabili. Un impatto ambientale quindi molto minore, con in aggiunta la leva non trascurabile dell’aspetto occupazionale, su cui sta appunto lavorando parecchio la Francia. Non va infatti dimenticato che lo stesso Gruppo Dentis, in Italia, andrà così a incrementare di una quarantina di unità il proprio organico, quando già ora a Sant’Albano Stura lavorano circa 60 addetti: un aumento non da poco. Al contrario, la Spagna ha degli standard qualitativi sulla raccolta tra i peggiori in Europa, è più indietro dell’Italia e sta riscontrando grossi problemi. Tanto che, per esempio, a Valencia siamo strutturati con un impianto di selezione prima dell’impianto di riciclo, dato che il rifiuto di imballaggio PET post-consumo in entrata così com’è non è idoneo per il riciclo meccanico e deve subire un pretrattamento per adeguarlo agli standard minimi richiesti per il PET riciclato”.

Novità di prodotto

Anche dal lato della produzione attuale, costantemente estesa a nuovi gradi di prodotto in scaglie, non mancano le novità, conclude Dentis: “Lavoriamo per essere pronti l’anno prossimo a chiudere il cerchio pure sulle bottiglie opache per l’applicazione latte: quindi un bottle to bottle a 360 gradi andando oltre una delle grandi criticità che nel tempo erano emerse, come in questo caso. Si stanno perciò ampliando costantemente le possibilità di utilizzo del materiale riciclato. C’è tanto da fare ancora ma la tecnologia a supporto dei riciclatori è in costante evoluzione e oggi permette veramente di raggiungere delle performance analoghe a quelle dei polimeri vergini”.