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Compound polimerici: forma, utilizzo, mercato

Con un giro d’affari di 98 miliardi di dollari e un tasso di crescita del 5,6% medio annuo, il mercato dei compound rinnova la sua posizione di primo piano nell’industria delle materie plastiche. Il 60% della produzione proviene da piccole e medie imprese.

compound polimerici sono ottenuti per miscelazione di resine plastiche con diverse tipologie di additivi stabilizzanti alla luce e al calore, ritardanti di fiamma, antiossidanti, riempitivi, pigmenti e coloranti, scivolanti e antiscivolanti, plastificanti eccetera.

I compound polimerici possono presentarsi in due forme:

  • granuli: sono ottenuti per fusione della miscela di polimero e additivi e successivo passaggio della medesima attraverso un estrusore da cui la miscela fusa fuoriesce sotto forma di “spaghetti” lunghi. Questi vengono successivamente raffreddati e tagliuzzati a dare i granuli;
  • dry blend: in questo caso il polimero viene semplicemente miscelato con gli additivi, setacciato e confezionato come polvere secca.

Il business mondiale dei compound polimerici ha raggiunto nel 2019 il valore di 98 miliardi di dollari nel 2019, con un tasso di crescita del 5,6% medio anno nell’arco dell’ultimo decennio (vedi figura 1).

Il mercato dei compound polimerici raggiungerà i 98,65 miliardi di dollari entro il 2028. Il tasso di crescita avrà un CAGR del 5,1% dal 2021 al 2028. Si stima che il mercato sarà guidato in tutto il mondo dalle applicazioni per l’imballaggio. Dati: Grand View Research.

L’Asia è ormai divenuta il maggior mercato mondiale (vedi tabella 1), seguita da Nord America ed Europa Occidentale.

In America Latina il maggior mercato resta quello brasiliano (vedi tabella 2), comunque ancora in posizione di stallo: ultimamente gli investitori esteri stanno guardando con maggior attenzione al Messico, in tutti i settori di applicazione dei compound polimerici, soprattutto per quanto concerne il packaging e l’industria elettrica / elettronica.

Tra i mercati minori nell’area latino-americana sta registrando buoni tassi di crescita il Perù, grazie all’aumento dei consumi interni e ad un incremento della spesa pubblica in infrastrutture, e ad un debito pubblico che si mantiene basso grazie ad un accurato controllo del rapporto entrate / uscite nella finanza pubblica. Altri mercati quali Argentina, Cile, Bolivia, che fino a poco tempo fa registravano interessanti tassi di crescita, sono ultimamente entrati in fase di stallo se non di crisi.

In Europa Occidentale la domanda di compound polimerici è concentrata per circa i tre quarti in cinque paesi: Germania (maggior mercato), seguita da Francia, Italia, Regno Unito e Spagna. La domanda è sostanzialmente stagnante negli ultimi anni, sostenuta più che altro nelle applicazioni per il packaging, o applicazioni di nicchia ad alto valore aggiunto (aeronautica, spaziale, industria degli smartphone).

Nell’Europa dell’Est – CSI la Russia resta il mercato di maggiori dimensioni (vedi tabella 3), con una domanda comunque penalizzata da consumi interni che restano deboli e in progressivo calo.

Più stabile il mercato polacco, di gran lunga il maggior mercato dei paesi del’ Est appartenenti alla UE, caratterizzato da una crescita che negli ultimi anni continua a registrare tassi di crescita della domanda dell’ordine del 3 – 4% medio annuo, in relazione ad un costante incremento dei consumi interni e degli investimenti.

Il mercato più dinamico si conferma comunque ancora quello asiatico, dove il gigante Cina, di gran lunga il maggior mercato asiatico (vedi tabella 4), nonostante un progressivo rallentamento negli ultimi tempi, continua a crescere a ritmi ben superiori a quello dei paesi ad economia avanzata; non meno dinamico il mercato indiano.

Nell’area mediorientale i mercati più importanti, quello turco e quello iraniano, sono al momento entrambi in stallo: in Turchia il ritiro dei capitali esteri dovuto alla minata fiducia degli investitori e in Iran le sanzioni USA che hanno colpito pesantemente il credito e l’afflusso di valuta estera hanno messo in crisi due economie che fino a pochi anni fa crescevano a ritmi sorprendenti. Ovviamene ne sta risentendo tutto il mercato delle materie plastiche che vengono utilizzate in tutti i settori applicativi.

Le aziende nel settore dei compound polimerici

Accanto a poche grosse società, quali (l’elenco non ha ovviamente la pretesa di voler essere esaustivo): Basf SE, Lyondell Basell Industries NV, The Dow Chemical Co, Sabic, Asahi Kasei Plastics and Conveeters (Basell Material Science), operano nel settore della compoundazione una miriade di piccole – medie imprese, che, nonostante un certo processo di consolidamento, fanno ancora oltre il 60% del mercato mondiale.

Si distinguono fondamentalmente tre tipologie di compoundatori:

  • compoundatoritrasformatori: il compound è realizzato dallo stesso trasformatore del compound (processor), che lo utilizza “in situ”; in genere si tratta di trasformatori di grosse dimensioni. Rappresentano comunque una quota marginale del business mondiale della trasformazione (vedi tabella 6). Un tipico polimero compoundato da compoundatori – trasformatori è il PVC, ma anche altri polimeri vengono compoundati dallo stesso processor;
  • compoundatori integrati: sono le grosse società multinazionali chimiche e petrolchimiche produttrici di resine, che hanno proprie divisioni / società affiliate che producono il compound. In termini numerici i compoundatori integrati rappresentano ancora una quota poco significativa del totale compoundatori, ma in termini di business (fatturato) questa tipologia di compoundatori rappresenta la quota più significativa del fatturato totale mondiale della compoundazione (vedi tabella 6); la percentuale riferita alla quantità di resine trasformate (volume) è anche superiore rispetto alla percentuale in valore, in quanto il prezzo di un compound realizzato da un compoundatore integrato è mediamente inferiore rispetto a un compound realizzato da altre tipologie di compoundatori, trattandosi in genere di maggiori volumi e di materia prima (resina) disponibile “in-house”. Oltretutto si tratta in genere di manufatti di grosso volume e non particolarmente sofisticati (film, tubazioni, condotte, corpi cavi eccetera), e pertanto la compoundazione rappresenta un valore aggiunto per il produttore di resina grezza. Ultimamente, comunque, anche tra i compoundatori integrati si va sempre più affermando la tendenza verso la fornitura di compound realizzati secondo modalità specifiche definite volta per volta tra azienda utilizzatrice (processor) e compoundatore;
  • compoundatori indipendenti: acquistano la resina vergine dal produttore di resine e la miscelano con additivi a dare il compound, che viene poi venduto al trasformatore finale. In linea di massima rispetto ai compoundatori integrati i compoundatori indipendenti sono tradizionalmente più orientati allo sviluppo di soluzioni applicative ideate e realizzate per lo specifico cliente, essendo più svincolati dalla logica che caratterizza i grossi produttori di polimeri, anche se comunque questa differenziazione si va gradualmente attenuando negli anni, dato che anche i compoundatori integrati dispongono al proprio interno di divisioni specificamente dedicate allo studio e realizzazione di compound. In generale, comunque, il compoundatore indipendente è più rivolto a clienti con volumi di consumo di dimensioni minori, spesso anche molto piccoli, ed è soprattutto nel settore dei compoundatori indipendenti che si va sviluppando il business del “custom compounding”; è per tale motivo che il settore dei compoundatori indipendenti è quello che continua a registrare tassi di crescita leggermente superiori alla media. Tradizionalmente il segmento dei compoundatori indipendenti era caratterizzato da una situazione di facile concorrenza, non esistendo grosse barriere all’ingresso in questo mercato sotto il profilo tecnologico, con conseguenti rapidi mutamenti della struttura produttiva: creazione e chiusura di nuove società con una certa frequenza. Ciò in quanto inizialmente i compoundatori indipendenti operavano prevalentemente nella fornitura di compound non particolarmente sofisticati soprattutto per lo stampaggio – iniezione. Ma l’evoluzione del mercato verso compound sempre più sofisticati, ad accresciuto contenuto di know – how, spesso progettati e realizzati “ad hoc” secondo le specifiche esigenze del cliente (processor – utente finale) ha portato ad una maggior selettività nella scelta del compoundatore: compoundatori più competenti nell’offrire soluzioni specifiche, con maggiori disponibilità da investire in innovazione e Ricerca & Sviluppo, studio di soluzioni più complesse, più diversificate ed innovative. Se la necessità di risorse finanziarie da una parte ha portato ad una serie di acquisizioni e fusioni, per contro è proprio tra i compoundatori indipendenti che si riscontra la maggior frammentazione in operatori di dimensioni piccole e spesso molto piccole; si contano attualmente a livello mondiale circa 3.000 – 3.500 compoundatori indipendenti, di cui circa il 40 – 45% in Asia (particolarmente concentrati in Cina e India).

L’evoluzione del mercato

Il business mondiale dei compound polimerici è destinato a crescere anche nei prossimi anni, in base ad una serie di considerazioni:

  • è in generale costante aumento il consumo mondiale di polimeri, nonostante un certo freno alla crescita dei polimeri più tradizionali sintetici derivati dal petrolio per le pressioni esercitate dalla “green economy”, riguardanti comunque situazioni e settori specifici. Oltretutto tale fenomeno è in parte compensato dall’affermarsi dei biopolimeri di origine naturale, che comunque richiedono di essere compoundati, anche se con modalità e procedure diverse;
  • i compound polimerici, rispetto ai polimeri di base, hanno caratteristiche più performanti: maggior resistenza all’usura, alla fiamma, alle temperature eccetera, proprietà che ne ampliano le possibilità di utilizzo in una gamma di applicazioni sempre più vasta, soprattutto in settori più avanzati (quali aeronautica, aerospaziale e difesa, ICT eccetera), che richiedono compound più sofisticati a maggior valore aggiunto;
  • infine, il progressivo miglioramento dello stesso ciclo di produzione del compound e dei successivi processi di trasformazione sono un driver del mercato.

A livello mondiale il business della compoundazione di polimeri è previsto crescere ad un tasso medio annuo del 4,5%, leggermente inferiore a quello registrato nell’arco dell’ultimo decennio, complice la congiuntura internazionale non particolarmente favorevole, per arrivare ad attestarsi a 117 miliardi di dollari nel 2023.

I paesi a maggior tasso di crescita saranno ancora quelli “emergenti”, in particolare India e Cina: altri paesi comunque, attualmente in difficoltà economiche più o meno marcate (quali i paesi dell’America Latina, la Turchia, l’Iran eccetera) continuano a presentare elevate potenzialità di sviluppo del mercato, anche se non nell’immediato (vedi tabella 7).

Gli utilizzi dei compound polimerici

Le materie plastiche, di cui sono costituiti i compound polimerici, vengono utilizzate per gli impieghi più svariati. In sintesi i settori applicativi si possono così riassumere:

  • imballaggio, primo settore in ordine di importanza (vedi tabella 5);
  • edilizia e costruzioni: settore civile, industriale e commerciale, grandi opere pubbliche eccetera: rappresenta il secondo settore applicativo in ordine di importanza come dimensioni;
  • componentistica automotive;
  • arredamento di interni: settore residenziale, settore non residenziale privato (banche uffici, alberghi eccetera), settore non residenziale pubblico (scuole, uffici Pubblica Amministrazione, ospedali eccetera);
  • industria elettrica ed elettronica;
  • settore medicale: apparecchiature ad uso medico – chirurgico, sacche trasfusionali, apparecchiature di laboratorio analisi, apparecchiature per odontoiatria eccetera;
  • impieghi agricoli: film e teloni di copertura, tubazioni, strutture varie;
  • articoli per lo sport e il tempo libero;
  • altri vari: industria marittima, aeronautica, difesa e aerospaziale eccetera: settori di dimensioni più limitate, ma ad alto valore aggiunto.

a cura di Giuseppe Tamburini

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