L’industria italiana del riciclo delle materie plastiche deve opporsi al Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio proposto dalla Commissione Europea. Lo ha dichiarato ieri Andrea Campelli, direttore relazioni esterne di Corepla, durante il talk di approfondimento “Largo Chigi”, della testata “The Watcher Post”.
Ha spiegato Campelli: “Della gran parte del materiale plastico destinato al riciclo, ce n’è una parte che non si può riciclare. Ma questa non viene sprecata, anzi. Viene trattata da impianti, altamente tecnologici, appositamente realizzati per trasformare questi scarti in combustibile solido secondario (CSS) che ha un alto potere calorifero ed è in grado di sostituire l’energia prodotta da combustibili fossili. Il problema è che in Italia, per le solite questioni amministrative e burocratiche, non si riesce a utilizzare più del 22% di questo potere calorifero a differenza di oltre il 50% usato nel resto d’Europa. Questo comporta che in molti casi, le aziende che lavorano questa fonte di energia, poi esportano il prodotto finito. L’industria del riciclo del nostro Paese impegna oltre 4.800 imprese, vale oltre 10 miliardi di euro e in questo momento è compatta nell’opporsi al Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio in discussione in questo momento in Europa. Purtroppo, questo testo, per aiutare i Paesi meno virtuosi e in ritardo con gli standard di riciclo, mette in difficoltà e minaccia seriamente sistemi economici come il nostro che lavorano su questi temi da anni”.
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