In base alla Direttiva SUP (single-use plastics), dal 3 luglio prossimo, la Commissione europea metterà al bando una serie di prodotti in materiale plastico come posate e piatti, cannucce, imballaggi per alimenti ed altri ancora oltre ai prodotti in plastica oxo-degradabile. L’Italia ha recepito la direttiva 2019/904, approvata definitivamente lo scorso 20 aprile.
L’allarme del Governo
Nei giorni scorsi, numerosi esponenti del mondo politico e industriale italiano hanno lanciato un forte allarme: la Direttiva SUP penalizza le aziende italiane di settori in cui il nostro Paese è leader, essendo il principale produttore.
Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha dichiarato: “La consapevolezza ambientale, progetto condivisibile e obiettivo da perseguire non può ignorare le conseguenze di un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane lasciando sul terreno morti e feriti in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione. L’ecologia non può essere sinonimo di leggerezza. Condivido la difesa ambientale, la prospettiva green funzionale ma dobbiamo essere capaci di creare un sistema che permetta alle nostre aziende una transizione positiva e non inutilmente traumatica”.
Bonomi (Confindustria): un danno per l’industria italiana
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi si è rivolto direttamente al commissario europeo per la fiscalità e l’unione doganale Paolo Gentiloni: “Auspico che il commissario Gentiloni voglia intervenire perché il testo, nella forma attuale, è fortemente pregiudizievole per l’interesse dell’industria italiana e non solo, anche di quella tedesca e dell’intera industria europea. Credo che la impropria, ingiustificata, e sproporzionata applicazione della direttiva potrebbe sottoporre l’industria a una interpretazione giuridicamente infondata ma del tutto inaccettabile per gli interessi nazionali. Quindi io ho scritto al commissario Gentiloni chiedendo un suo intervento con una riserva formale al testo e spero che questo venga fatto perché sennò sarebbe un danno enorme per l’industria italiana”.
Le bioplastiche non fanno eccezione
La Direttiva SUP non fa eccezione neanche per le bioplastiche: per la commissione anche la plastica biodegradabile a base organica è considerata plastica. Su questo punto è intervenuto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, la Direttiva SUP “è una direttiva assurda, per la quale va bene solo la plastica che si ricicla. Questo a noi non può andar bene. L’Europa ha dato una definizione di plastica stranissima, solo quella riciclabile. Tutte le altre, anche se sono biodegradabili o sono additivate di qualcosa, non vanno bene. Le plastiche biodegradabili e compostabili nonché i prodotti a base di carta con sottilissimo rivestimento plastico dovrebbero essere considerati come alternative sostenibili alle plastiche tradizionali da utilizzare per una rapida transizione verso un’economia circolare”.
Senza coordinamento e fuori tempo massimo
Con l’entrata in vigore della Direttiva SUP da qui a un mese, da più parti ci si chiede però quale reale margine di manovra è rimasto per modificare in modo sostanziale il provvedimento e quali iniziative potranno essere prese dal commissario Gentiloni. La definizione così ampia delle plastiche monouso data dalla Commissione determina un elenco di prodotti molto lungo, con il rischio di arrivare a un nulla di fatto o a un aumento della confusione.
Sul modello di quanto fanno altre filiere, l’industria delle materie plastiche, che da alcuni anni è sottoposta a forti pressioni mediatiche e politiche, deve comprendere l’indispensabilità di riunire le proprie voci, trasferirle presso gli organi decisionali e far loro comprendere il proprio ruolo nello sviluppo economico, tecnologico e occupazionale. Altre iniziative, e quella recente sulla Direttiva SUP ne è un esempio, senza coordinamento e soprattutto fuori tempo massimo, rischiano non solo di non ottenere alcun risultato ma di complicare ulteriormente un contesto in cui per le imprese è sempre più difficile operare e investire in modo efficace.
a cura di Paolo Spinelli
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