Nonostante le sfide, gli esportatori mostrano un ottimismo sorprendente per il 2024. Tuttavia, devono rimanere prudenti e adattarsi rapidamente ai cambiamenti globali per navigare con successo in un ambiente in continua evoluzione. La gestione dei rischi, l'adozione di misure ESG e la diversificazione delle catene di approvvigionamento saranno cruciali per garantire la resilienza e la crescita delle imprese italiane e globali.
Dalla pandemia all’invasione dell’Ucraina, fino alle recenti tensioni in Medio Oriente, gli esportatori hanno navigato in acque tumultuose. Tuttavia, il 2024 potrebbe finalmente portare un raggio di sole. Allianz Trade, nella terza edizione del Global Survey, ha intervistato oltre 3.000 esportatori in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti per capire le prospettive future. Sorprendentemente, l’82% delle aziende si dice fiducioso di un aumento del fatturato delle esportazioni per l’anno in corso.
Ottimismo Déjà Vu: rischio di sottovalutazione?
Nel 2023, il 70% delle aziende si aspettava un incremento del fatturato delle esportazioni, ma la realtà ha raccontato una storia di recessione commerciale e rallentamento della domanda. Quest’anno, l’82% prevede una crescita, soprattutto nei settori dei consumi come vendita al dettaglio, elettrodomestici, computer e telecomunicazioni. Quasi il 40% delle imprese prevede un aumento significativo del fatturato di oltre il 5%.
“Dopo oltre un anno di recessione, gli esportatori si aspettano una ripresa nella seconda metà del 2024 grazie alla ricostituzione delle scorte di prodotti finiti e alla domanda globale crescente. Questo porterà a un aumento dei prezzi e alla reflazione”, spiega Françoise Huang, Senior Economist for APAC and Global Trade di Allianz Trade. Le previsioni indicano un aumento del commercio globale del 2,8% nel 2024, un dato inferiore alla media di lungo periodo del 5%, a causa di crisi come quella del Mar Rosso e l’aumento del protezionismo.
Preoccupazioni dei esportatori italiani
Le tensioni internazionali e l’allungamento dei tempi di pagamento sono tra le principali preoccupazioni degli esportatori italiani. Quasi il 70% delle aziende viene pagato tra i 30 e i 70 giorni, con un 42% che prevede termini di pagamento più lunghi nei prossimi mesi, aumentando la pressione sui flussi di cassa. Inoltre, il 40% prevede un aumento del rischio di mancato pagamento nel 2024, in linea con l’incremento delle insolvenze aziendali globali del 9%.
Strategia e sostenibilità delle esportazioni
Per sostenere le esportazioni, le aziende stanno adottando strategie diverse. Gli esportatori francesi e statunitensi si concentrano sullo sviluppo di nuovi prodotti, mentre quelli tedeschi, spagnoli e cinesi puntano su nuovi mercati. Gli esportatori britannici preferiscono investimenti domestici.
La sostenibilità è sempre più centrale: il 72% degli intervistati con responsabilità nelle catene di approvvigionamento si occupa anche di ESG. Tuttavia, solo il 27% ritiene che le misure ESG abbiano avuto un impatto significativo, indicando che c’è ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi climatici.
Rischi geopolitici e catene di approvvigionamento
Il 53% delle aziende valuta il trasferimento delle catene di approvvigionamento a causa dei rischi geopolitici, ma pochi stanno facendo passi concreti. La diversificazione, sebbene importante, comporta rischi legati alla complessità e alle potenziali strozzature. Ad esempio, il 48% degli esportatori statunitensi con siti di produzione in Cina considera altri paesi dell’Asia-Pacifico o dell’America Latina, ma restano comunque indirettamente esposti alla Cina.
“La diversificazione è diventata una strategia chiave per avere catene di approvvigionamento resilienti, ma aumenta anche la complessità e le potenziali strozzature”, afferma Ana Boata, Global Head of Economic Research di Allianz Trade.
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere