I singoli Stati procedono in ordine sparso. La mancata armonizzazione delle legislazioni nazionali aumenta la confusione. Pubblicate in ritardo le Linee guida della Direttiva SUP.
EuPC, l’associazione che riunisce i trasformatori europei di materie plastiche, esprime preoccupazione per le conseguenze dell’entrata in vigore lo scorso 3 luglio della Direttiva SUP che vieta alcune plastiche monouso.
A suscitare allarme è soprattutto lo stato attuale dei processi legislativi di tutti i Paesi UE che mostra un alto livello di frammentazione. Gli organi legislativi nazionali si stanno affrettando nelle loro attività nel tentativo di rispettare la rigida tempistica fissata a livello UE.
Alexandre Dangis, amministratore delegato di EuPC, ha dichiarato: “La Commissione avrebbe dovuto rendersi conto dell’impatto dirompente della Direttiva SUP sulle materie plastiche monouso sulle imprese e di quanto lunghi possano essere i processi legislativi nazionali. Questi cambiamenti non possono essere fatti da un giorno all’altro e la frammentazione del mercato unico dell’UE è ormai uno scenario inevitabile che ha gravi conseguenze sull’occupazione e sui risultati delle imprese”.
La direttiva sulle materie plastiche monouso – prosegue la nota di EuPC – è un atto regolatorio europeo peculiare che lascia ampio spazio di interpretazione ai legislatori nazionali. Gli Stati membri stanno sviluppando interpretazioni dissimili di molti concetti cardine, che alla fine causeranno l’impossibilità di preservare l’obiettivo finale dell’armonizzazione in tutta l’Unione europea.
Le differenze tra i singoli Paesi
Le differenze tra gli Stati membri dell’UE sono sostanziali, sia per quanto riguarda la tempistica del recepimento, sia per il contenuto degli atti legislativi. Molti Paesi hanno già proceduto a notificare alla Commissione Europea le bozze di testo per il recepimento.
L’Italia potrebbe essere l’unico Paese a prendere la decisione (discutibile, secondo EuPC) di escludere i prodotti in bioplastica dall’applicazione della legge.
La Francia ha deciso di prendere una certa distanza dalle disposizioni della Direttiva e, dopo aver raccolto i riscontri di molte parti interessate, uno dei testi notificati è stato rinviato al legislatore nazionale per la modifica, causando ulteriori ritardi.
In Svezia il ritardo sembra essere uno scenario inevitabile a causa dell’altissimo numero di risposte che la bozza del testo della normativa nazionale ha ricevuta dagli stakeholder.
Molti paesi come la Romania e la Bulgaria non hanno ancora compiuto passi concreti verso il recepimento.
Tempi troppo stretti per le linee guida
Se fornite tempestivamente – afferma EuPC – le Linee guida avrebbero potuto rappresentare un ottimo strumento per gli Stati membri per costruire insieme un quadro unificato. Invece, la guida è stata pubblicata solo alla fine di maggio, appena un mese prima della scadenza per il recepimento, facendo perdere al documento la sua stessa ragion d’essere.
“Il mondo intero sta ancora pagando le conseguenze dello scoppio della pandemia, che nell’ultimo anno ha rappresentato il principale elemento di attenzione e preoccupazione, a livello comunitario e nazionale. Consentire uno spostamento della scadenza come richiesto dalla nostra industria all’inizio della pandemia di Covid-19 avrebbe potuto concedere agli Stati membri dell’UE tempo sufficiente per considerare adeguatamente tutte le opzioni legislative, lavorare sull’armonizzazione e sfruttare adeguatamente i chiarimenti forniti dalle Linee guida e gli altri atti di esecuzione”, ha concluso Dangis.
Ora l’accento sarà posto sul sostegno delle organizzazioni industriali nazionali nella loro battaglia per un equo recepimento della direttiva, cercando di limitare, per quanto possibile, le previste conseguenze negative di questi processi.
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