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Fakuma: insieme, ancora

La fiera di Friedrichshafen si è presentata in veste “ripartenza” ma continua ad essere il principale appuntamento dell’anno per il settore delle materie plastiche.

Almeno per questa volta i numeri non sono importanti. Più importante è che la fiera Fakuma, la maggiore in Europa nel 2021, si sia svolta in modo “quasi” regolare. Scrivo “quasi” non tanto per il controllo del green pass dei visitatori all’ingresso o per l’obbligo di circolare nei padiglioni indossando la mascherina, ma soprattutto perché l’esposizione di Friedrichshafen non era al gran completo. Mancavano alcuni espositori e parecchi posti vuoti erano distribuiti qua e là tra gli stand.

A prevalere però, al di là di queste anomalie, non è stata solo l’intenzione degli operatori del settore di riappropriarsi dei propri spazi e dei propri tempi, ma soprattutto la voglia di incontrarsi e di condividere nuovi percorsi di crescita e di sviluppo delle aziende. Il pubblico non è mancato, anche se la partecipazione non è stata in linea con le edizioni migliori.

La pesante battuta d’arresto dovuta alla pandemia, la cancellazione di tutti gli eventi del settore, i timori di nuove limitazioni e chiusure hanno lasciato il campo alla positività del lavoro, alla determinatezza della tecnologia e al desiderio di immaginare il futuro.

La fiera tedesca (perché Fakuma continua ad essere soprattutto una fiera tedesca) non ha deviato rispetto ai suoi consolidati target: lo stampaggio a iniezione, i tecnopolimeri, l’industria dell’automobile. È piuttosto la Germania a trovarsi all’inizio di un nuovo percorso politico, un cambio di leadership dopo sedici anni di cancelleria di Angela Merkel. Chi si aspetta grandi cambiamenti sarà deluso. I fondamentali della locomotiva d’Europa saranno sempre gli stessi: rigore contabile, gioco di equilibrio tra Usa e Russia, integrazione in senso subordinato nella propria catena del valore delle altre aree produttive europee, tra cui l’Italia.

Proprio l’Italia è stata massicciamente presente al Fakuma con il meglio dell’offerta nel campo delle macchine, dei componenti e dell’automazione. Poche le defezioni da parte italiana, segno di una volontà precisa di mantenere le posizioni acquisite e, dove possibile, di migliorarle. Un’anteprima di quanto vedremo nel 2022 al K di Düsseldorf, la prima fiera dell’industria delle plastiche del mondo. Ma l’anno prossimo si farà sul serio.

a cura di Paolo Spinelli