Le politiche ambientali degli stati condizioneranno profondamente l’industria delle materie plastiche a breve e medio termine. Quale sarà il percorso verso il cambiamento?
Joe Biden si è impegnato, durante il recente summit per la Giornata Mondiale della Terra, a ridurre della metà le emissioni di gas serra degli Stati Uniti. Cosa implica questa decisione per l’industria delle materie plastiche?
Se lo è chiesto Paul Hodges, presidente di New Normal Consulting, in un recente articolo diffuso in rete. La risposta è che l’industria delle materie plastiche sarà sottoposta a una forte pressione che ne determinerà un profondo cambiamento.
Per esempio, l’accelerazione che l’amministrazione americana intende dare allo sviluppo e alla diffusione dei veicoli elettrici implica che molte raffinerie chiuderanno e che molta parte degli idrocarburi non verrà più prodotta così come la nafta necessaria per le plastiche.
Su un altro versante, aziende e consumatori saranno sempre più coinvolti nella ricerca di soluzioni al problema dei rifiuti di plastica. Da qui una forte spinta verso il riciclo, esercitata anche attraverso un insieme di normative (obbligo di utilizzo dei riciclati, tassazione delle plastiche vergini, limitazioni alla vendita e all’esportazione) di cui stiamo vedendo un’anteprima in questi ultimi anni.
Da queste premesse, Hodges formula alcune ipotesi. La prima è che il modello di business cambierà radicalmente e sarà guidato, anziché da un’offerta a basso costo, da una domanda basata su riciclo e riutilizzo. Fondamentale per il successo di questo nuovo modello di catena del valore circolare sarà il raggiungimento di tassi di raccolta delle plastiche più elevati di quelli attuali e simili a quelli di altri materiali come l’acciaio e il vetro; successivamente alla raccolta, sarà necessario mettere a punto uno smistamento efficiente e una catena di approvvigionamento organizzata, almeno inizialmente, su base distribuita e locale.
In Europa, il progetto Holy Grail della Commissione Europea faciliterà tutto ciò, riunendo i principali marchi nell’adozione del watermark digitale che consentirà ai consumatori (domestici e industriali) di identificare facilmente le singole plastiche e realizzare una selezione accurata nel punto di raccolta.
Gli odierni centri di raccolta dei rifiuti diventeranno centri risorse, con strutture per il riciclo meccanico e chimico. A breve termine, l’olio di pirolisi prodotto dal riciclo chimico sarà venduto come materia prima ai cracker degli impianti petrolchimici. La produzione di polimeri avverrà su base integrata insieme ai trasformatori che potranno avvalersi della stampa 3D per utilizzare le materie plastiche in modo circolare.
Hodges conclude affermando che l’industria della plastica deve ora muoversi rapidamente. Ha davanti a sé una grande opportunità per sviluppare, nei prossimi 12-18 mesi, un modello di business circolare nuovo e probabilmente altamente redditizio. Parola d’ordine: fare in fretta.
a cura di Paolo Spinelli
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