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Jyoti Mathur-Filip (UNEP): accordo internazionale sulle plastiche nel 2024

Jyoti Mathur-Filipp è la Segretaria esecutiva del Comitato Intergovernativo di Negoziazione di Unep (UN Environment Programme). In questa intervista spiega l’approccio delle Nazioni Unite all’inquinamento da plastiche, le decisioni prese e gli obiettivi da raggiungere.

Segretaria Mathur-Filip, qual è l’attuale entità del problema globale dell’inquinamento da plastiche?

Le attività umane producono più di 400 milioni di tonnellate di plastica all’anno, una cifra che, senza un’azione urgente, è destinata a triplicare entro il 2060. Gli studi dimostrano che oltre 11 milioni di tonnellate di plastica entrano ogni anno negli ecosistemi acquatici, inquinandoli. Ciò equivale a scaricare ogni minuto nei mari un camion pieno di rifiuti di plastica che vanno a soffocare coralli, mangrovie e praterie marine impedendo loro di ricevere ossigeno e luce, danneggiando gli organismi acquatici e inquinando ulteriormente le nostre acque.

Il 46% della plastica prodotta viene smaltita in discarica, il 22% dispersa nell’ambiente, il 17% incenerita e il 15% avviata al riciclo, una quota questa che al netto delle perdite non arriva nemmeno al 9%. Se si lasciano le cose come stanno, circa 4 miliardi di persone resteranno senza un adeguato accesso ai servizi di gestione dei rifiuti. Ciò aggraverà gli effetti negativi dell’inquinamento dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e causerà danni irreparabili al suolo utilizzato per i nostri sistemi alimentari.

Nel 2019, la plastica ha generato 1,8 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra, pari al 3,4% del totale globale. L’enorme volume di plastica prodotta e smaltita ogni anno danneggia i nostri ecosistemi, la fauna selvatica, la salute del clima, la salute umana e l’economia.

Non possiamo separare la crisi della plastica dalla triplice crisi planetaria rappresentata dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dalla perdita di biodiversità. Questo è il motivo per cui sono urgentemente necessari profondi cambiamenti di sistema lungo l’intero ciclo delle materie plastiche, dall’estrazione delle materie prime alla produzione, al confezionamento, distribuzione e consumo, per finire con la gestione dei rifiuti e il loro smaltimento.

Quali sono gli obiettivi e gli elementi fondamentali della risoluzione?

Nel marzo 2022, i governi hanno approvato una storica risoluzione in seno all’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA-5) di Nairobi per porre fine all’inquinamento da plastica e stabilire un accordo internazionale legalmente vincolante entro il 2024. La risoluzione mira ad adottare, entro il 2025, uno strumento legalmente vincolante che rifletta le diverse alternative per affrontare l’intero ciclo di vita della plastica, il design di prodotti e materiali riutilizzabili e riciclabili e la necessità di un maggiore coordinamento internazionale per facilitare l’accesso alle tecnologie, lo sviluppo di capacità e la cooperazione scientifica e tecnologica.

Che cosa significa l’espressione “legalmente vincolante”?

Nella risoluzione UNEA 5/14 “End plastic pollution: towards an international legally binding instrument (Porre fine all’inquinamento da plastica: verso uno strumento internazionale legalmente vincolante)” si afferma quanto segue: “… Il Comitato Intergovernativo di Negoziazione dovrà sviluppare uno strumento internazionale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino, denominato nel prosieguo ‘lo strumento’, che potrebbe comprendere disposizioni sia vincolanti che volontarie, basate su di un approccio globale che affronti l’intero ciclo di vita della plastica”.

Uno “strumento legalmente vincolante” è uno strumento giuridico che ha potere vincolante per le parti. I principali esempi nell’ambito del diritto internazionale sono rappresentati dai trattati, dalle convenzioni, nonché dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi dell’articolo 25 dello Statuto delle Nazioni Unite, ove si afferma che: “I Membri delle Nazioni Unite convengono di accettare e di eseguire le decisioni del Consiglio di Sicurezza in conformità alle disposizioni del presente Statuto”.

Inoltre l’articolo 26 della Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati stabilisce che “Ogni trattato in vigore vincola le parti e queste devono eseguirlo in buona fede”. È vero che non tutte le disposizioni impongono doveri obbligatori alle parti: ad esempio gli Accordi multilaterali ambientali (MEA) comprendono approcci e disposizioni sia obbligatori che volontari, ma nello specifico, quando un trattato si intende come vincolante per i firmatari vi è il dovere di eseguire in buona fede sia le disposizioni obbligatorie che quelle non obbligatorie del trattato stesso.

In che cosa consiste l’approccio basato sul “ciclo di vita” delle plastiche su cui UNEP punta?

Un approccio basato sul ciclo di vita considera l’impatto di ciascuna fase del ciclo di vita di un prodotto o servizio.

Dobbiamo riesaminare il modo in cui i prodotti vengono acquistati, progettati, prodotti, confezionati, mantenuti, distribuiti, consumati e smaltiti. Gli approcci che mirano a un solo elemento dell’economia, come il riciclo, non possono risolvere il problema. L’approccio basato sul ciclo di vita rivela la natura interconnessa delle nostre scelte e il modo in cui esse determinano reazioni a cascata attraverso il sistema.

L’approccio del ciclo di vita è fondamentale sia per il processo negoziale di INC sia per superare la crisi dell’inquinamento da plastica. Significa che gli sforzi si concentrano non solo sulla gestione dei rifiuti, ma sull’analisi di come i prodotti sono progettati, realizzati e distribuiti. Un approccio basato sul ciclo di vita può ridurre il volume di plastica immesso nell’ambiente di oltre l’80% e far risparmiare ai governi 70 miliardi di dollari entro il 2040. E dato che i costi sociali ed economici dell’inquinamento da plastica arrivano fino a 600 miliardi di dollari all’anno, un approccio basato sul ciclo di vita potrà contribuire a ridurre i costi per l’ambiente, la società e l’economia.

Adottando questo approccio, diventa possibile identificare e affrontare i cambiamenti necessari in ogni fase del ciclo di vita della plastica. L’attuale modello economico e le politiche e incentivi che esso sottende favoriscono i profitti a breve termine ma ignorano l’impatto causato dall’esaurimento delle risorse, dal degrado ambientale o dalle ripercussioni sulla salute umana. Il riallineamento degli incentivi economici a favore dell’efficienza delle risorse incrementerà l’adozione di soluzioni di economia circolare e porrà l’enfasi sulle attività midstream come la progettazione, produzione, imballaggio, distribuzione, commercio e mantenimento dei prodotti in plastica. È necessario un approccio collettivo per garantire che tutti i paesi abbiano accesso ai finanziamenti e alle tecnologie necessari per intraprendere politiche che affrontino correttamente l’insieme delle priorità, barriere e limiti particolari di ciascuno.

Quali risultati ha dato il summit dell’Intergovernmental Plastics Treaty Negotiations (INC1) di Punta del Este Uruguay dello scorso dicembre?

Il primo incontro di INC si è svolto alla fine dello scorso anno a Punta del Este, in Uruguay, e ha visto i rappresentanti dei governi, del settore privato e della società civile iniziare a sviluppare uno strumento internazionale legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica. In collaborazione con INC-1, UNEP ha ospitato un forum multi-stakeholder in cui 900 partecipanti, compresi quelli attivi lungo la catena del valore della plastica, hanno identificato opportunità e sfide chiave. A seguito di questo incontro, la segreteria dell’INC ha redatto un documento, pubblicato lo scorso aprile, con le potenziali opzioni a favore degli elementi che consentano di arrivare a uno strumento internazionale legalmente vincolante e basato su di un approccio globale che affronti l’intero ciclo di vita delle materie plastiche.

Come sarà possibile coinvolgere i governi, soprattutto quelli dei paesi in via di sviluppo?

I governi di tutto il mondo possono partecipare al processo negoziale e assicurarsi che le loro opinioni siano inserite nello strumento legalmente vincolante che verrà adottato nel 2025. La nostra segreteria fornirà fondi sufficienti a garantire la presenza di due delegati per ciascun paese ammesso, affinché possano partecipare alle sessioni negoziali del Comitato ed esprimere le loro opinioni nell’ambito del processo negoziale. Tutti i paesi avranno quindi un ruolo attivo nel garantire l’attuazione dello strumento. Naturalmente, in molti paesi si stanno già facendo grandi passi avanti per contenere l’inquinamento da plastica e dovrebbero continuare a farlo anche prima che lo strumento venga adottato.

 Qual è il ruolo dell’industria delle materie platiche in questo percorso di cambiamento? Quanto è importate il contributo del riciclo delle plastiche?

Affinché lo strumento sia effettivamente inclusivo, il processo deve coinvolgere tutte le parti interessate, sia nello sviluppo dello strumento stesso che nella sua attuazione, con particolare riguardo al settore informale. INC-1 ha raccolto un ampio sostegno a favore del riconoscimento e dell’inclusione di tutte le parti interessate durante l’intero processo negoziale, con particolare attenzione agli operatori informali attivi nella raccolta dei rifiuti e ai gruppi svantaggiati, tra cui le donne, le popolazioni indigene, i bambini e i giovani.

Investire in un’economia circolare della plastica entro il 2040 potrebbe creare posti di lavoro e migliorare le condizioni di vita di milioni di lavoratori nel settore informale, in gran parte nei paesi in via di sviluppo, con un possibile risparmio di migliaia di miliardi di dollari nei prossimi 20 anni. Esiste un potenziale di profitto inestimabile per i leader del settore della plastica che intendano esplorare approcci innovativi nel campo dell’approvvigionamento e della progettazione di prodotti a base di plastica, senza trascurare gli investimenti nella ricerca e nelle tecnologie per realizzare alternative praticabili e sostenibili alla plastica.

a cura di Paolo Spinelli