La direttiva europea sulle plastiche monouso (Direttiva SUP 904/2019) è molto chiara su un punto: non c’è distinzione tra plastica e bioplastica, ai fini della protezione dell’ambiente sono la stessa cosa. E pazienza se all’Italia questa equiparazione non piace: se ne faccia una ragione.
È questo il succo di un’intervista resa da Pascal Canfin, europarlamentare del gruppo Renew e presidente della commissione ambiente, al quotidiano Domani.
Canfin parte dal fatto che un oggetto in bioplastica, se non correttamente smaltito, non è diverso da uno in materiale plastico tradizionale: l’impatto sull’ambiente, allo stato attuale e mettendo sulla bilancia i pro e i contro, non è diverso. Certo, in Italia sono stati fatti forti investimenti in questo campo ma “noi – dichiara Canfin – dobbiamo essere certi che questa tecnologia non porti allo stesso impatto che vediamo oggi. È un rischio che la Commissione non vuole correre, dobbiamo ricordarci che quella plastica in mare si comporta ecologicamente come qualsiasi plastica. Anche se va contro l’Italia, la posizione dell’Europa rimane questa”.
Non è escluso che in futuro la questione possa essere riconsiderata, ma non ora: “Cinque, dieci, quindici anni, dipende dagli effetti della direttiva – dice Canfin – E non c’è una percentuale di riciclo oggi considerata accettabile, dipende dal prossimo ciclo di legislazione sull’economia circolare. È presto. L’Italia ha chiesto di essere considerata un’eccezione, dato il modello avanzato di economia circolare”.
Il parlamentare ha infine ribadito i punti fondamentali della strategia europea sui rifiuti plastici: messa al bando delle plastiche monouso, aumento dei livelli di raccolta e di riciclo, forte spinta verso l’eco-design dei prodotti.
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