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Materie plastiche riciclate: quando la ripresa del mercato?

Nel 2023 rischio di consolidamento per i mercati delle materie plastiche riciclate a causa della debolezza della domanda, con prospettive di ripresa a medio termine. Inflazione, costi energetici, concorrenza del materiale vergine. Il rinvio degli investimenti frena il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle normative europee.

La domanda di materie plastiche riciclate con sistema meccanico in Europa ha registrato il picco più basso degli ultimi anni. I costi lungo la catena del valore rimangono elevati e per parecchie tipologie si nota un calo dei margini dei produttori. Gli operatori nella catena hanno ridotto i ritmi produttivi, si prevede che le chiusure estive dei trasformatori saranno più prolungate e persiste quindi l’aspettativa di un consolidamento nel 2023 in riferimento a tutti i principali polimeri di riciclo. L’attuale momento negativo è determinato dai diversi anni di contrazione del mercato, in particolare degli imballaggi, oltre che dai prezzi record raggiunti dalla maggior parte delle tipologie di polimeri di riciclo nel primo semestre 2022.

Permangono le carenze strutturali di fondo, in particolare in riferimento ai materiali per imballaggi, e la pressione sulla sostenibilità da parte delle autorità di regolamentazione e delle associazioni dei consumatori non dà segno di tregua. La maggior parte degli operatori di mercato concorda sul fatto che, di conseguenza, è probabile che nel medio termine la tendenza si allontani dal suo attuale estremo. Le uniche vere domande riguardano i tempi della ripresa, la sua profondità e quali saranno le condizioni di mercato nel momento in cui si verificherà. Durante la maggior parte del secondo trimestre dell’anno i consumi su base annua sono diminuiti fino al 30% per gli imballaggi e fino al 50% per le altre applicazioni, secondo le stime, rimanendo quindi ben al disotto delle aspettative a partire dal quarto trimestre 2022.

Plastiche riciclate: cause del rallentamento della domanda

Ciò è dovuto a una combinazione tra:

  • Condizioni macroeconomiche ribassiste e inflazione elevata, che riducono il potere d’acquisto dei consumatori.
  • Costi che persistono a livelli elevati, principalmente legati all’energia, che limitano la produzione industriale.
  • Temperature inferiori alla media nella prima metà del 2023 che hanno ostacolato la domanda di bevande, prodotti di orticoltura e arredi per esterni.
  • Sostituzione con prodotti in materiale vergine e di seconda scelta a prezzi relativamente più bassi.

Il secondo trimestre coincide in genere con l’alta stagione per molti settori di applicazione del R-PET (polietilene tereftalato di riciclo), R-PE (polietilene di riciclo) e R-PP (polipropilene di riciclo) come le bevande, l’edilizia, l’arredamento per esterni e l’orticoltura.

Mentre le temperature in tutta Europa sono aumentate, l’attuale crisi determinata dal carovita ha come effetto che la prospettiva di una stagione di punta per i mercati delle materie plastiche riciclate nel 2023 sta rapidamente evaporando.

I diversi livelli dell’inflazione in Europa, insieme ai diversi costi dell’energia (che, sebbene in calo, rimangono al di sopra dei livelli pre-2022), le misure di sostegno pubblico, le condizioni locali della domanda e dell’offerta, hanno portato a un’estrema frammentazione dei mercati. Ciò ha amplificato il differenziale tra i prezzi nei vari paesi europei. Ad aggravare questo quadro vi è la frequente comparsa di difficoltà logistiche sul mercato in varie parti della catena, con alcuni operatori che hanno bisogno di liberarsi di materiali per disporre di più spazio per gli stoccaggi o per aumentare i flussi di cassa.

Fintantoché le scorte sostengono la catena degli approvvigionamenti, in particolare nell’ambito delle materie prime, gli spazi adibiti a stoccaggio diventano sempre più ristretti. Di conseguenza, i costi di stoccaggio stanno aumentando e si aggiungono ai costi complessivi di produzione, riducendo i benefici della diminuzione dei prezzi energetici. La crisi del carovita ha anche generato una domanda di salari più alti, un ulteriore fattore che influisce sui costi operativi dei riciclatori.

Materie plastiche riciclate: rischio di consolidamento

La maggior parte degli operatori attivi nella catena del riciclo non dispone degli elevati livelli di liquidità a cui possono attingere le aziende petrolchimiche. Di conseguenza, i riciclatori non pensano nell’ottica dei cicli decennali, anzi, molte imprese piccole e medie stanno lottando per mantenere un minimo di operatività.

I margini per le tipologie diverse dagli imballaggi, in particolare, sono attualmente ridotti. Per le principali categorie di polimeri di riciclo come il polietilene (R-PE) e il polipropilene (R-PP) di riciclo, queste tipologie rappresentano la maggior parte dei volumi di produzione, e ciò vale anche per la maggioranza di coloro che riforniscono il settore degli imballaggi.

Per fare un esempio di quanto siano attualmente ridotti i margini, la forbice tra i prezzi delle balle di polipropilene post-industriali di colore nero e i pellet di colore nero (il più diffuso dei gradi R-PP in Europa) ha raggiunto attualmente i livelli minimi da 26 mesi a questa parte, con i contratti mensili di aprile che hanno visto il differenziale tra la scaglia R-PP di colore nero e il pellet R-PP nero a valle raggiungere un minimo record.

La differenza di prezzo tra scaglia e pellet di colore nero si è ampliata dai minimi storici dei contratti mensili di maggio, ma rimane comunque ridotta.

È proprio a causa di questi margini ristretti e della mancanza di liquidità sufficiente a superare la tempesta, che gli operatori hanno avvertito, a partire dal quarto trimestre 2022 i segnali di un consolidamento del mercato nel 2023, attraverso fusioni e acquisizioni o come conseguenza di fallimenti. Il 2023 ha già registrato la chiusura di alcuni stabilimenti. L’intensificazione del rischio di consolidamento, i prezzi elevati e le carenze sul fronte degli approvvigionamenti emerse negli ultimi anni hanno portato a un aumento degli investimenti in aree come le tecnologie di selezione a infrarossi multistadio nella catena delle poliolefine di riciclo, investimenti nel riciclo degli imballaggi flessibili e investimenti in impianti di preforme da scaglia nel settore del polietilene tereftalato di riciclo (R-PET). La maggior parte di questi investimenti deve ancora produrre un ritorno.

“La catena di approvvigionamento del settore del riciclo ha impresso un notevole slancio al miglioramento dell’offerta, in termini sia di volume che di qualità”, ha affermato Helen McGeough, Senior Analyst, Plastics Recycling, ICIS.

“Gran parte di questo slancio tuttavia si sta perdendo nel corso 2023 dal momento che i tassi di riciclo sono regrediti a livelli più bassi su di un consistente numero di mercati. Il recupero del terreno perduto si aggiunge alla moltitudine di sfide che i mercati dei polimeri di riciclo si trovano ad affrontare in conseguenza dello stretto controllo esercitato dai consumatori e dai legislatori. “Nel 2023 alcuni investimenti sono stati sospesi non solo a causa dei dati finanziari, ma anche per il cambio di atteggiamento di molti utenti finali nei confronti dei livelli di contenuto di riciclo. Ciò non solo ha innervosito i fornitori, ma ha gravemente danneggiato il clima di fiducia sul ritorno alla crescita della domanda prima del termine del primo trimestre 2024. “La domanda tornerà comunque, con l’avvicinarsi degli obiettivi del 2025, ma la questione è come questo ritorno si manifesterà. Gli operatori non vogliono ritrovarsi nelle stesse condizioni di mercato del 2022, ma desiderano invece una maggiore stabilità per mantenere costante lo slancio verso l’obiettivo condiviso di una più elevata circolarità della plastica.”

Volatilità crescente per il mercato delle plastiche riciclate

Se non altro, il malessere del settore dimostra che, mentre la sostenibilità rimane un fattore cardine, tutti i mercati in ultima analisi si dimostrano asserviti alle tendenze macroeconomiche, che nel periodo permangono volatili e imprevedibili, mentre i continui cali dei prezzi delle resine vergini stanno aggiungendo ulteriore pressione negativa sui mercati del riciclo. Ad essere volatili tuttavia non sono solo le tendenze macroeconomiche, ma anche i prezzi. Come si vede dai valori della scaglia incolore di polietilene tereftalato di riciclo (R-PET) in Europa (sotto osservazione di ICIS dal 2006), il mercato sta attualmente vivendo un picco di volatilità storica dopo quello visto l’ultima volta sulla scia del crollo finanziario globale del 2008/2009. La volatilità storica evidenzia la deviazione standard annualizzata dei prezzi dalla media nel tempo.

L’attuale elevata volatilità storica è il risultato di una fase “boom” (picco) seguita da una fase “bust” (recessione), mentre nel periodo successivo al crollo finanziario del 2008/2009 si era verificato l’esatto contrario, vale a dire i prezzi avevano registrato un picco dopo la recessione. La volatilità e l’imprevedibilità in genere portano a strategie di acquisto caute sia tra i consumatori che tra i produttori, ciò che gli economisti descrivono come il “costo dell’incertezza”. In genere comportano anche un rinvio degli investimenti. Gli obiettivi di contenuto di riciclo dei beni di largo consumo (molti dei quali dovrebbero maturare nel 2025) rimangono ambiziosi e aggressivi, anche se la domanda attuale permane debole.

L’offerta, in particolare, delle poliolefine di riciclo, rimane insufficiente per la produzione di imballaggi idonei a rifornire tale mercato. A ciò si aggiunge una regolamentazione sempre più severa.

Materie plastiche riciclate e Regolamento imballaggi (PPWR)

Nel novembre 2022 la Commissione europea ha proposto un progetto di legge che sostituirebbe l’attuale Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWD) con un nuovo Regolamento sugli imballaggi e i relativi rifiuti. Il regolamento si propone obiettivi minimi di contenuto di riciclo del 10-35% in peso entro il 2030 e del 50-65% entro il 2040, a seconda del tipo di imballaggio. Le proposte non sono ancora state recepite in una legge, ma fanno già intendere quale sarà la direzione di marcia. La Commissione Europea ha già affermato di avere preso in considerazione anche l’introduzione di obiettivi minimi di contenuto di riciclo per i settori edile e automotive.

Qualsiasi consolidamento del mercato in questo periodo, o rinvio degli investimenti, renderà questi obiettivi sempre più difficili da raggiungere, mentre il clima politico rende al pari sempre più difficile una marcia indietro senza subire danni di immagine.

Ciò aumenterà la concorrenza sui materiali di alta qualità e potrebbe vedere un ritorno delle drammatiche carenze osservate nel primo semestre del 2022. Potrebbe anche significare che quando la domanda del mercato tornerà a crescere, la tendenza potrebbe invertirsi in modo più rapido e intenso. Restano da indovinare le tempistiche e la capacità della catena di resistere fino a quel momento.

a cura di di Mark Victory, Senior Editor, Recycling, ICIS