Aziende, esperti e tecnologi dell’imballaggio si sono dati appuntamento al Packaging & Recycling Forum 2019 che si è svolto il 3-4 luglio scorsi presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese. L’evento, organizzato dalla rivista Plast, è stato piattaforma di discussione in momento di cambiamento per gli imballaggi in materiale plastico.
Gli imballaggi in materiale plastico sono al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica internazionale. Accusati di inquinare l’ambiente e di terminare il loro ciclo di vita negli oceani, questi prodotti sono tuttavia indispensabili per la protezione, la conservazione e la movimentazione di alimenti e prodotti.
Di questi argomenti e di tanti altri ancora si è parlato al Packaging & Recycling Forum 2019, organizzato dalla rivista Plast, che si è svolto nei giorni 3 e 4 luglio scorsi, presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese (MI).
Queste le aziende sponsor che hanno partecipato a Packaging & Recycling 2019: Bandera, Bforpet, Binova, Britas, CGR, CM Evolution Plast, CMG, Dentis, Ecoplasteam, Electronic Systems, Erema, Ettlinger (Gruppo Maag), Filippo Russo, Filtec, Fimic, Greenchemicals, Icma, Lyodellbasell, Matics, Me.ro, Merck, Mitsui Chemicals, Montello, Piovan, Plastic Systems, Point Plastic, Reufenhäuser, Sire, Tecnofer, Tiche Plast, Union, Viscotec.
Sono intervenuti come Guest Speaker le aziende Coop, Coripet, Crocco, Ferrarelle, Granarolo, Henkel, Nestlé, Selene.
Il convegno è stato introdotto da Laura Piazza, docente di Tecnologie Alimentari presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, con una relazione intitolata “Packaging alimentare: verso una filiera responsabile”. Piazza ha fornito dati sul consumo di alimenti confezionati e di bevande, con una dinamica particolarmente positiva per i prodotti freschi, con una crescita in valore, determinata anche dal diverso mix di acquisti da parte dei consumatori; ancora in crescita i piatti pronti.
Lo sviluppo della ristorazione digitale mostra un trend decisamente “caldo”: 4,1 milioni di italiani ordinano regolarmente cibo a domicilio online, tramite sito web oppure app (più altri 8,8 che lo praticano saltuariamente); 11 milioni di italiani quelli usano il telefono in maniera costante per farsi portare a casa piatti e pietanze direttamente dai ristoranti (17,5 milioni quelli che lo fanno occasionalmente).
Infine, Piazza si è soffermata sul tema delle microplastiche. In tutto il mondo sono state rinvenute fibre di plastica microscopiche nell’acqua corrente. Il primato della contaminazione spetta agli Usa, con fibre che sgorgano dal 94% dei rubinetti, compresi quelli del Congresso. La contaminazione più bassa, comunque pari al 72% dei casi, si registra nel Regno Unito, in Germania e in Francia.
Perché nella percezione generale di tutti noi la plastica non è intesa come elemento base dell’economia circolare e dell’innovazione? Forse perché spesso non consideriamo il quadro complessivo, ovvero perché non valutiamo l’intero ciclo di vita di un prodotto di plastica. Inevitabilmente, la produzione di qualsiasi materiale richiede un consumo di risorse, e produce un impatto sull’ambiente. La plastica in questo senso non fa eccezione; tuttavia, produrre plastica presenta oggi alcuni vantaggi essenziali dal punto di vista del bilancio energetico e dell’economia complessiva, ed è una delle basi fondamentali per sviluppare un’economia circolare.
Il ruolo della grande distribuzione
Ha suscitato l’interesse dei partecipanti la presenza di cinque importanti società “brand owner” grandi utilizzatrici di imballaggi in plastica e appartenenti a diversi settori del mercato: alimentare, detergenti, acque minerali, grande distribuzione, lattiero-caseario.
Chiara Faenza, Responsabile Sostenibilità e Innovazione Valori, Direzione Qualità di Coop Italia, ha spiegato che la competitività della grande distribuzione è basata su una politica di convenienza dei prezzi, su una sostenibilità economica perseguita con forza, ma sempre legata alla sostenibilità, etica ed ambientale, dei propri prodotti.
Fin dall’inizio Coop ha aderito all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, come movimento cooperativo, volendo da subito fare la sua parte nel cambiamento collettivo richiesto dalle Nazioni Unite.
La scelta dell’imballaggio con il minor impatto ambientale deve considerare nella progettazione tutti i possibili fattori che possono influenzare la scelta considerando anche funzionalità e costi nonché, in un’ottica più ampia, anche e soprattutto lo spreco di prodotto. Le scelte di packaging devono essere supportate da dati oggettivi (specifici studi LCA), anche semplificati (valutazione del ciclo di vita analisi del ciclo di vita) che considerino i vari prodotti e le variabili ad essi correlate, come il rischio “green washing”.
La plastica è certamente da ridurre ma non da demonizzare. Se si punta sulla riciclabilità e sull’economia circolare e se si considera anche il servizio al consumatore. Coop ha intrapreso una strategia di riduzione della plastica da tutti i prodotti a marchio (in assoluto e con uso di riciclato) con questi obiettivi: raggiungere nel 2025, con step progressivi, l’utilizzo di 6.400 tonnellate annue di plastica riciclata al posto della vergine; prodotti linea ViviVerde entro fine 2019, tutti i prodotti a marchio Coop entro fine 2022. Da sottolineare l’eliminazione microplastiche aggiunte in cosmetici e detergenti a marchio Coop.
la policy del gruppo sarà quindi basata su una semplificazione generale, sulla riduzione quantità assoluta di materiale, sul rapporto peso pack vs prodotto, sull’uso di materiali riciclati vs omologhi vergini, sull’uso di uso di materiali riciclabili (preferire monomateriale), sull’uso di ricariche come alternativa ai materiali vergini.
Riciclabilità completa
Valeria Isu, Quality Downstream & Packaging Manager di Nestlé Italiana, ha descritto l’approccio di Nestlé agli imballaggi in materiale polimerico e alla loro riciclabilità. Innanzitutto, la confezione riciclabile è un must per i nuovi prodotti che devono avere il pacchetto riciclabile al 100%. Il gruppo svizzero ha messo a punto una tabella di marcia che prevede l’uso di materiali «involucro» alternativi, nuove soluzioni di imballaggio, identificando i partner giusti per sviluppare progetti di riciclo e raccolta.
Un esempio interessante è la nuova polvere Nesquik All Natural. Il nuovo Nesquik presenta un elenco di ingredienti semplice e naturale e viene fornito in un materiale riciclabile. La nuova confezione è costituita da una carta patinata che è riciclabile con la carta. La carta proviene da fonti sostenibili certificate FSC. I contenitori sono stati ampiamente testati, assicurando che mantengano Nesquik in perfette condizioni durante trasporto e stoccaggio. Il lancio del nuovo Nesquik deriva dall’impegno di Nestlé nei confronti del problema dei rifiuti di plastica.
Le bottiglie in PET
Giuseppe Dadà, Direttore Qualità di Ferrarelle, ha parlato della riduzione dell’impatto ambientale degli imballi in plastica post-utilizzo. Da questo mondo di economie circolari, per gli imballi in plastica ed in particolare per le bottiglie in PET, si sono già trovate soluzioni, spinte dalla grave emergenza ambientale che è sotto gli occhi di tutti. Il PET, per la sua struttura polimerica, è una plastica facilmente riciclabile e riutilizzabile per molti usi; è l’unica plastica riciclabile ad oggi per un nuovo riutilizzo a contatto alimentare. La bottiglia in PET è inoltre un imballo facilmente raccoglibile, agevolmente separabile, riciclabile con processo meccanico, adatto per dare nuova vita come nuova bottiglia. La bottiglia in PET è ad oggi il migliore imballo per contenere liquidi alimentari per la protezione dell’alimento e sua sicurezza al consumo, la sua funzionalità, praticità, leggerezza, economicità, la sua prestazione ambientale (misurata con LCA), la sua riciclabilità al 100%. La soluzione è rendere durevole il PET della bottiglia per dare nuova vita al contenitore, alla stregua di vetro, alluminio, carta, con un impatto ambientale decisamente favorevole.
Ferrarelle ha condiviso e messo in atto le azioni necessarie a rispettare le disposizioni della direttiva SUP e le raccomandazioni della EFBW, mediante un impegno: industriale (per la realizzazione di B2B integrato nella sua filiera produttiva), associativo, nella fondazione di un consorzio volontario autonomo monomateriale indirizzato ad incentivare una raccolta selettiva e un avvio al riciclo sostenibile delle bottiglie in PET.
Il sito Ferrarelle di Presenzano (CE), a circa 12 km dallo stabilimento di imbottigliamento, ha comportato un investimento di 28 milioni euro per la produzione integrata dalle bottiglie post-consumo alle preforme. La capacità produttiva arriva fino a 23 kt/anno di R-PET per un’attuale reimmissione sul mercato di 15Kt/anno in nuove bottiglie. Le nuove tecnologie hanno un impatto in fatto di risparmio energia, riduzione stress polimero, alta decontaminazione, competitività economica.
Occorrono, ha concluso Dadà, interventi di corretta ed efficace informazione, sensibilizzazione, incentivazione sui consumatori nell’applicare vie sostenibili sul destino dell’imballo post-consumo, oltre a normative più chiare, concrete, meno demagogiche con finalità di incentivare i materiali e le filiere gestionali realmente più performanti.
PET per il latte
Raffaele Bombardieri, Responsabile R&D Packaging di Granarolo ha spiegato la strategia Granarolo verso lo sviluppo sostenibile. Granarolo è il principale gruppo dairy in Italia con una recente espansione nel mercato internazionale. “Dobbiamo accelerare il cambiamento del Packaging – ha affermato Bombardieri – a causa della volontà politica e obblighi legali, della sensibilità dei consumatori e della pressione dei media. Il nostro Piano Ambientale per salvaguardare il Pianeta dalle isole di plastica si fonda su quattro principali impegni: riduzione materia plastica, riduzione peso bottiglia fresco bottiglia UHT vaschette film flessibili, utilizzo di plastica da riciclo, qualificazione e utilizzo di R PET da post consumo, qualificazione e utilizzo di riciclato interno presso i fornitori, passaggio a materiali riciclabili, utilizzo di materiale plastico da PLA”.
Dal 2018 al 2021 l’obiettivo è la diminuzione della massa di imballaggi immessi sul mercato e l’incremento nell’utilizzo di plastica riciclata. A partire dal 2018 Granarolo ha implementato diversi progetti orientati a ridurre gli impatti ambientali degli imballaggi: riduzione dell’uso di plastica sia sulla bottiglia del latte che su tutti gli altri imballaggi. A partire dal 2019 Granarolo introdurrà il PET riciclato nelle bottiglie del latte. La produzione del PET riciclato (da post consumo) è sottoposta ad una procedura per garantirne l’applicazione a contatto con alimenti. Tale procedura prevede la selezione degli imballaggi in plastica da raccolta differenziata conferiti all’impianto di recupero, il lavaggio degli imballaggi selezionati, la decontaminazione, la macinazione e la produzione granuli in PET riciclato.
La sostituzione della plastica riciclata avverrà nello strato più interno della bottiglia e costituisce un risparmio del 20% in massa di PET vergine. La produzione di R PET prevede l’impiego di PET derivante da raccolta differenziata. Per produrre i granuli di R PET food grade qui impiegati, oltre alla prima fase di selezione degli imballaggi conferiti all’impianto di recupero e del lavaggio degli imballaggi in PET selezionati, è prevista una fase di decontaminazione.
La sostituzione del PET vergine con quello riciclato food grade comporta un risparmio in termini di CO2 eq pari al 2% e una riduzione del consumo di risorse non rinnovabili pari a circa il 10%.
Il settore della detergenza
Giuseppe Scicchitano, Packaging Manager settore Detergenza di Henkel Italia, ha descritto il ciclo di vita degli imballaggi in plastica nel settore. A partire dagli anni ‘90 si assiste allo sviluppo e alla produzione di flaconi in HDPE con coestrusione a 3 strati e utilizzo di rPE floreale nello strato mediano. L’introduzione del riciclato nello strato mediano limita la percentuale di rPE impiegabile al 25-30%. Sussistono problematiche nella colorazione finale del flacone: l’uso del riciclato non è possibile su alcuni flaconi con tinte perlate o trasparenti, ma viene accettato solo per flaconi bianco coprente o con colori scuri. La produzione di flaconi 100% rPE floreale è possibile con le limitazioni dovute alla colorazione: oltre al colore verde del rPE sono possibili pochi colori scuri e coprenti. Restano problematici gli aspetti legati all’odore residuo nel rPE e la possibile cessione di microinquinanti. La regolarità del soffiaggio dei flaconi non è ottimale e presenta possibili problemi di tenuta delle saldature (presenza di PP monitorata).
L’ uso del rPET avviene dopo le esperienze con il rPE. È una storia di successo e di incremento graduale delle percentuali di riciclato contenute. Si tratta esclusivamente di rPET trasparente. Attualmente Henkel commercializza flaconi contenenti il 25%, il 50 % e il 100% di rPET. Henkel si serve di rPET all’ 80% nella termoformatura per tutti i blister.
Il successo del rPET è determinato dall’efficace separazione per colore delle bottiglie da riciclare e del sistema di rigradazione del polimero, unito all’abbattimento marcato dell’odore, con la possibilità di uso al 100% senza macroscopici problemi estetici.
Nell’ambito del packaging secondario le scatole di cartone hanno un alto contenuto di fibra riciclata (fino all’80 %). Henkel ha introdotto l’uso del cartoncino riciclato anche per il packaging destinato al materiale promozionale (fascette per multipacchi, espositori).
Attività associative
Il Consorzio Coripet nasce su espressa volontà di importanti produttori di bottiglie e contenitori in PET per liquidi alimentari di assolvere alla propria responsabilità di gestire il fine vita dei propri imballaggi, in modo attivo e propositivo.
La governance è paritetica tra chi produce l’imballaggio e chi lo ricicla garantendo la «chiusura del cerchio» o Circular Economy.
Obiettivo di Coripet è avviare sistemi di raccolta dei contenitori in PET innovativi in grado di raggiungere i nuovi target indicati nella Direttiva, sviluppare nuovi mercati di RPET (ad es il PET OPACO) al fine di aumentare i quantitativi di materiale plastico avviato a riciclo meccanico, creare un modello industriale di produzione di RPET alimentare in grado di rispondere ai nuovi target indicati nella Direttiva.
Coripet intende raggiungere e superare ampliamente gli obiettivi di raccolta e riciclo con due diverse modalità operative che sommate consentiranno il cambio dell’attuale paradigma. Si attua tramite ecocompattatori presso la GDO e attivazione di flussi di raccolta selettiva in luoghi ad elevato consumo di bottiglie in plastica (ospedali, mense aziendali, aeroporti, etc.): attivazione del processo di economia circolare bottle to bottle. Si attua tramite accordi con i Comuni e i Centri che selezionano i materiali plastici (condivisione dell’infrastruttura della RD, come avviene nei maggiori Paesi UE in cui esistono più sistemi di gestione degli imballaggi in concorrenza tra loro).
Coripet è un progetto industriale in grado di intercettare e riciclare un maggior numero di bottiglie, come ci chiede l’UE (direttiva SUP), attivando, oltre alla RD tradizionale, il sistema degli ecocompattatori; riciclare meccanicamente degli imballaggi che attualmente confluiscono nel cosiddetto plasmix (ad es. bottiglie in PET opaco utilizzate per il latte); sviluppare un sistema armonico Raccolta/Riciclo del PET con la produzione di rPET certificato Food Grade high quality; introdurre un sistema di raccolta e un circuito BtB privato che intercetti il PET prima che diventi rifiuto e riduca il costo ambientale ed economico di sistema della catena attuale ecocompattatori di raccolta, determini saving significativi vs PET vergine, promuovere una concorrenza positiva nel sistema monopolistico attuale in coerenza con i dettami normativi.
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