I produttori europei di PET vergine ripensano la loro strategia contrattuale per il 2022. La scelta è motivata dai ritardi nella catena degli approvvigionamenti e nella crescita dei costi di trasporto. Lo afferma una nota di S&P Global Platts Petrochemicals.
L’aumento del prezzo delle materie prime, dei costi di trasporto e dei prezzi delle utenze – gas naturale ed elettricità – insieme ai cambiamenti strutturali nella domanda e nell’offerta stanno riducendo i margini di produzione e rendendo più difficile per i produttori di PET coprire i propri costi.
A complicare le cose, l’offerta di PET riciclato non è in grado di coprire la forte domanda proveniente dal mercato. Alcuni produttori di vassoi e foglia stanno cercando di ottenere volumi di PET vergine per sostituire il PET riciclato, temendo che non ci sarebbe stata una fornitura di questo materiale sufficiente a soddisfare le loro esigenze.
Abbandono della formula “cost-plus”?
Per questi motivi, molti produttori stanno considerando l’ipotesi di abbandonare la formula “cost-plus” poiché molti costi sono difficili da includere in una tendenza di mercato così variabile.
I contratti europei sul PET sono in genere legati alle materie prime paraxilene (PX), acido tereftalico purificato (PTA) e glicole monoetilenico (MEG). Contengono una parte premium fissa, che viene rinegoziata annualmente.
Nel caso in cui i contratti rimangano basati sulla formula “cost-plus”, la parte “plus” sarà rinegoziata ogni trimestre, anziché una volta all’anno, mantenendo un impegno annuale sui volumi da consegnare.
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