La Commissione Europea deve chiarire gli obiettivi di sostenibilità o rischia di perdere i futuri investimenti in Europa. Il PPWR pone in serio pericolo la filiera degli imballaggi in materiale plastico. L’allarme delle organizzazioni industriali e delle imprese del settore.
L’industria europea del riciclo delle materie plastiche sta cambiando radicalmente a causa delle normative della Commissione europea, come il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR), che però sembrano essere state redatte senza ascoltare le voci (sempre più frustrate) di coloro che ne sono maggiormente colpiti.
La mancanza di chiarezza sulla legislazione mirata alla riduzione dei rifiuti plastici e alla costruzione di un’economia circolare è tale da gettare un’ombra importante sui futuri investimenti in settori cruciali come il riciclo chimico e i sistemi di riutilizzo in tutta Europa.
L’UE si è mossa con una rapidità inusuale quando si è trattato di approvare nuove norme sulla plastica e sul riciclo. La direttiva sulla plastica monouso (Single Use Plastics, SUP) è stata completata in un tempo record di 8-9 mesi, a dimostrazione della volontà dei responsabili politici dell’UE di porre la sostenibilità in primo piano.
Ma la rapidità potrebbe rappresentare una sfida maggiore per l’implementazione quando si tratta di revisioni delle normative attuali, dando al settore poco tempo per comprendere e prepararsi ad alcuni enormi cambiamenti che avranno un impatto significativo.
Oltre 240 operatori del settore del PET si sono riuniti a Bruxelles all’inizio di febbraio per ascoltare i rappresentanti della Commissione in occasione della conferenza annuale di Petcore. Speravano di ottenere un po’ di chiarezza sulla posizione della Commissione in merito alla legislazione nuova e a quella esistente, compreso lo status del riciclo chimico.
Queste speranze non si sono realizzate.
I due principali responsabili dei problemi che attualmente affliggono i settori del riciclo in Europa sono:
- il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR);
- Il Regolamento (UE) 2022/1616 sui “materiali e oggetti di plastica riciclata destinati a venire a contatto con gli alimenti“.
Il PPWR e il settore degli imballaggi
In seguito alla revisione del PPWR pubblicata il 30 novembre, gli enti e le associazioni del settore hanno rilasciato dichiarazioni e annunci molto forti in merito alle modifiche proposte.
Questi messaggi hanno ribadito la preoccupazione che l’Europa non abbia la capacità di raccolta e selezione necessaria per raggiungere gli obiettivi di contenuto riciclato attuali e proposti, oltre ai nuovi obiettivi di riutilizzo che la Commissione ha inserito nel PPWR.
Già prima della revisione del PPWR, l’Unesda, l’organizzazione che rappresenta l’industria europea delle bevande analcoliche, aveva chiesto l’intervento dell’UE per aiutare i suoi membri a raggiungere gli obiettivi obbligatori di contenuto riciclato per le bottiglie per bevande in PET stabiliti nella SUP.
L’obiettivo attuale prevede che tutte le bottiglie per bevande in PET contengano il 25% di R-PET entro il 2025, per arrivare al 30% di contenuto riciclato entro il 2030. Il PPWD aggiunge ora un nuovo obiettivo del 65% per le bottiglie per bevande in SUP entro il 2040.
Molti membri dell’Unesda sono preoccupati per l’accesso ai volumi richiesti di R-PET e per il prezzo necessario a garantirli.
La PMI portoghese Água de Monchique ha dichiarato di trovare già troppo alto il prezzo del R-PET e teme che la disponibilità diventi ancora più limitata in prossimità della scadenza del 2025.
L’Associazione slovena delle bevande ha fatto eco a queste preoccupazioni, aggiungendo che molte PMI stanno “attualmente affrontando una grave crisi a causa dell’aumento dei prezzi del materiale riciclato e della sua generale indisponibilità”.
L’Unesda ha chiesto che la revisione preveda l’introduzione di un meccanismo di diritto di priorità – un diritto di prelazione – per le aziende che immettono bottiglie in PET sul mercato e che si prevede utilizzeranno livelli crescenti di R-PET in futuro.
Ad oggi, questa richiesta non è stata accolta.
Con una mossa simile, nel settembre 2022 la European Packaging Value Chain ha rilasciato una dichiarazione congiunta di oltre 60 associazioni industriali della filiera europea dell’imballaggio, esprimendo “serie preoccupazioni” sulla revisione.
Per quanto riguarda le dichiarazioni congiunte, questa non si è trattenuta nell’esprimere il proprio disappunto nei confronti della revisione, affermando che l’approccio attuale porterà a un ambiente normativo impraticabile e potrebbe paralizzare diversi settori dell’industria “con rischi significativi di interruzioni in molte catene di approvvigionamento dell’UE e per i nostri flussi commerciali”.
Inoltre, la Commissione ha dichiarato che “ignorando il ruolo chiave del riciclo per raggiungere la circolarità degli imballaggi, paradossalmente renderebbe più difficile convertire i rifiuti in materie prime secondarie valide e utilizzabili sul mercato, facendo arretrare la causa del riciclo e mettendo a repentaglio milioni di posti di lavoro e miliardi di euro di investimenti”.
Le reazioni alle revisioni della Commissione sono state rapide e dirette, mostrando una reale preoccupazione da parte del settore degli imballaggi e del riciclo che queste modifiche potrebbero danneggiare seriamente la capacità di investire in futuro in soluzioni sostenibili da parte dell’industria europea del riciclo e degli imballaggi.
PPWR: obiettivi di riutilizzo poco chiari
Il PPWR ha posto l’accento sugli obiettivi di riutilizzo per il settore delle bevande e molti non sono chiari o soddisfatti di ciò che questi obiettivi richiedono all’industria.
L‘articolo 26 del lungo documento del PPWR stabilisce vari obiettivi di riutilizzo per un’ampia gamma di prodotti, tra cui le bevande alcoliche e analcoliche (comprese le acque minerali e le bibite).
In sintesi, gli obiettivi di riutilizzo sono il 10% delle bevande analcoliche e il 20% dei contenitori per bevande calde e fredde da asporto entro gennaio 2030, con un aumento al 25% per le bevande analcoliche e all’80% dei contenitori per bevande calde e fredde da asporto entro il 2040; il regolamento attribuisce inoltre al produttore e al distributore finale di tali prodotti la responsabilità di raggiungere tali obiettivi.
L’Unesda ha espresso il timore che la Commissione non conceda ai suoi membri il tempo sufficiente per attuare i cambiamenti previsti dalla metodologia di riutilizzo.
La metodologia elaborata dalla Commissione sarà disponibile nel dicembre 2028, dando al settore solo un anno di tempo per investire in tecnologia e apportare i cambiamenti necessari per raggiungere l’obiettivo del 2030.
Il Gruppo Aldi Sud ha dichiarato che gli obiettivi di riutilizzo proposti comporterebbero alti costi di investimento per il discount, oltre alla rinuncia a una notevole quantità di spazio per ospitare i sistemi di restituzione necessari in ogni punto vendita – un problema particolare per un’azienda per la quale ogni metro quadro conta per offrire prezzi più bassi ai propri clienti.
Il direttore generale dell’Unesda, Nicholas Hodac, ha accolto il regolamento come un buon passo per contribuire ad accelerare il passaggio a un’economia circolare, ma ha affermato che esso non tiene conto della diversità di ogni Stato membro.
È stata inoltre sollevata la questione dell’impronta ambientale dei sistemi di riutilizzo, mettendo in dubbio l’impatto di tali sistemi in alcune applicazioni o mercati, dato che apparentemente non è stata condotta alcuna analisi. Con gli obiettivi complessivi di “net zero” in tutta la normativa e nell’industria, è stato suggerito che la valutazione dell’impatto dei sistemi di riutilizzo, come l’analisi del ciclo di vita, è essenziale per fare le scelte giuste per l’ambiente in linea con l’economia circolare, piuttosto che potenzialmente in contraddizione.
Paesi come la Germania hanno già un sistema di riutilizzo consolidato per le bottiglie in PET, ma per altri Paesi dell’UE l’educazione e la comunicazione saranno fondamentali per ottenere l’adesione dei consumatori e garantire che comprendano come far funzionare il sistema.
Materiali plastici a contatto con gli alimenti: momento di svolta per i termoformati
Il Regolamento (UE) 2022/1616 sui “materiali e oggetti di plastica riciclata destinati a venire a contatto con gli alimenti” è particolarmente preoccupante per i termoformatori di R-PET, che producono imballaggi utilizzando il processo di stratificazione A-B-A.
La preoccupazione riguarda il fatto che la barriera funzionale che separa lo strato di PET (A) da quello di R-PET (B) in articoli come le vaschette per l’imballaggio degli alimenti sarà classificata come “nuova tecnologia” dalla Commissione.
La decisione sulla classificazione della barriera (che è stata un punto fermo del settore per molti anni) sarà presa nel luglio 2023.
Se la barriera sarà classificata come nuova tecnologia, le aziende che la utilizzano dovranno dimostrare alla Commissione e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che le barriere impediscono la migrazione dallo strato di R-PET a quello di PET. Ciò avverrà attraverso un periodo di rendicontazione di due-sei anni, al termine del quale la Commissione e l’EFSA decideranno se si tratta di una tecnologia adeguata.
Se la Commissione deciderà che la barriera non è una tecnologia innovativa, allora, in parole povere, le aziende dovranno smettere di utilizzare qualsiasi materiale R-PET che non sia stato decontaminato nella loro produzione di termoformati.
I riciclatori e i produttori di imballaggi sperano che la Commissione assuma un atteggiamento pragmatico nei confronti della barriera e che, dopo il periodo di sperimentazione, si possa continuare ad adottare un approccio “business as usual”.
Minaccia al futuro del riciclo chimico delle materie plastiche
Un punto fondamentale non è stato chiarito dalla Commissione alla conferenza Petcore: lo status del riciclo chimico.
Marco ten Bruggencate, vicepresidente commerciale Packaging & Specialty Plastics EMEA di Dow, che ha parlato anche in qualità di presidente di Plastics Europe, ha dichiarato sul palco che la mancanza di certezza giuridica è una minaccia diretta ai futuri investimenti nel settore.
Ten Bruggencate ha dichiarato che Dow deve prendere una decisione finale di investimento (FID) su un impianto europeo da 300 milioni di euro a settembre, ma questa decisione non avverrà se il riciclo chimico non verrà conteggiato tra gli obiettivi obbligatori previsti dal PPWR.
Il 2030 può sembrare lontano, ma il 2025 è dietro l’angolo e il tempo scorre. L’industria vuole raggiungere gli obiettivi della Commissione, ma senza chiarezza, orientamenti e investimenti, c’è la possibilità che ciò non accada.
Informazioni aggiuntive a cura di Mark Victory, Senior Editor, Recycling, di Icis e Helen McGeough, Senior Analyst e Global Analyst Team Lead, Plastics Recycling di Icis.
a cura di Matt Tudball, Senior Editor, Recycling di Icis
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