
Secondo l’indagine di Legambiente “Usa & getta o riutilizzabile? Facciamo chiarezza”, solo il 35% dei prodotti in plastica analizzati, venduti in Italia come riutilizzabili, riporta certificazioni, e nella maggior parte dei casi queste non riguardano la riutilizzabilità. In pratica – spiega l’organizzazione ambientalista – piatti, bicchieri e posate etichettati come riutilizzabili spesso non hanno alcuna certificazione che ne attesti le reali caratteristiche. Un vuoto normativo che contribuisce all’inquinamento e ostacola la transizione verso un’economia circolare.
Prodotti riutilizzabili senza regole: un’emergenza normativa
La direttiva europea sulla plastica monouso (SUP) avrebbe dovuto porre fine al problema. Tuttavia, la sua applicazione in Italia è incompleta: mancano definizioni e parametri chiari per i prodotti riutilizzabili. Il risultato? Prodotti monouso camuffati da riutilizzabili stanno invadendo il mercato, aggirando i divieti e aumentando il consumo di plastica. Questa situazione ha portato l’Unione Europea ad avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia.
Dati: il monouso domina ancora
L’indagine “Beach Litter 2024” di Legambiente ha rivelato dati preoccupanti:
- Il 56% dei rifiuti sulle spiagge italiane è costituito da plastica monouso;
- Il 38% delle stoviglie analizzate non indica il numero massimo di lavaggi;
- Il 25% non specifica se il prodotto può essere lavato in lavastoviglie;
- Solo il 30% riporta la possibilità di utilizzo nel microonde, ma nel 43% dei casi senza dettagli sulla temperatura massima consentita.
Bioplastiche in crisi
Mentre i produttori di stoviglie in bioplastiche compostabili hanno investito nella riconversione industriale, i falsi riutilizzabili stanno minando il settore. Secondo Assobioplastiche, il mercato del monouso compostabile ha subito un calo del 21% nel 2023, e si prevede un’ulteriore riduzione del 10-15% nel 2024.
La richiesta di Legambiente: regole chiare per i prodotti riutilizzabili
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, chiede al governo di colmare il vuoto normativo: “Non possiamo permettere che i prodotti monouso rientrino dalla finestra con una semplice etichetta. Servono regole chiare per tutelare l’ambiente e sostenere il settore delle bioplastiche, un’eccellenza italiana a livello globale”.
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