La proposta di regolamento della Commissione Europea sugli imballaggi introduce un elemento di cambiamento per il settore. Conoscere e agire diventa indispensabile.
Alla fine, è arrivata. L’abbiamo letta, riletta, rigirata, soppesata in ogni sua parte. La proposta di regolamento della Commissione Europea in tema di imballaggi e rifiuti da imballaggio ha visto la luce lo scorso 30 novembre e sarà il principale argomento di discussione dei prossimi anni. Non starò a riassumerne il contenuto. Ne abbiamo pubblicato ampi stralci su Plastmagazine.it e su questo fascicolo l’articolo di Valeria Mazzucato esamina i punti principali del documento.
Piuttosto, ritengo indispensabile che le aziende e gli operatori del settore ne prendano conoscenza in modo approfondito, senza trascurarne i dettagli, dietro i quali spesso si nascondono i problemi maggiori, ma anche le opportunità.
Il primo fattore da non dimenticare è la competizione dei materiali. Le plastiche, e non da oggi, vedono insidiato il loro ruolo soprattutto dalla carta che negli ultimi anni sta agendo sul mercato degli imballaggi in modo aggressivo, ritenendo di avere molte frecce al suo arco, a cominciare da una presunta maggiore sostenibilità.
Se c’è un elemento nella proposta di Regolamento della Commissione UE che può giocare a favore degli imballaggi polimerici sono le prestazioni delle plastiche, che sono ad oggi i materiali più efficaci per la protezione e il trasporto di alimenti e bevande, e che, secondo gli studi LCA, danno i risultati migliori i termini di impatto ambientale. Restano invece in bilico le bioplastiche che la Commissione continua a parificare a quelle di origine petrolchimica, ponendo alcune limitazioni per la produzione e l’utilizzo.
Non condivido invece le preoccupazioni fin qui emerse nel settore di un ridimensionamento del ruolo del riciclo. Nella proposta di Regolamento UE il riciclo c’è eccome e, aggiungerei, non potrebbe non esserci, dato che la circolarità dei materiali trova proprio in questa fase la sua realizzazione finale.
Dopo aver preso conoscenza, però, bisogna passare all’azione. Ciò significa innanzitutto che le associazioni industriali coinvolte debbono muoversi subito e di concerto per sostenere le proprie posizioni e difendere aziende e posti di lavoro. La sfida è impegnativa e il tempo stringe ma, se a prevalere sarà la razionalità, le plastiche per il packaging hanno davanti a sé un lungo e promettente futuro.
a cura di Paolo Spinelli
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