Lo sviluppo del riciclo chimico delle materie plastiche sembra aver trovato in Francia la sua terra di elezione. Entro il 2025 inizieranno l’operatività tre impianti di trasformazione di grandi dimensioni, frutto degli investimenti di alcune multinazionali. Il problema dell’approvvigionamento di materie prime.
La Francia si schiera in prima fila nello sviluppo del settore del riciclo chimico del PET in Europa con l’annuncio di una serie di nuove strutture destinate ad aumentare la capacità di riciclo nel paese.
- Il riciclo chimico è considerato sempre più come la tecnologa privilegiata per il riciclo su larga scala dei rifiuti di plastica.
- Le forniture da parte degli impianti francesi possono aiutare i proprietari di marchi a raggiungere gli obiettivi del contenuto di plastica riciclata.
- La sfida principale è superare la raccolta residuale e la selezione di materie prime adeguate.
Entro il 2025 tre nuovi impianti per il riciclo chimico del PET saranno avviati in Francia, con l’obiettivo di fare del paese il leader europeo delle nuove tecnologie di riciclo. I progetti di Eastman, Loop Industries e Carbios evidenziano non solo le opportunità, ma anche le sfide che ancora attendono il settore del riciclo chimico: l’approvvigionamento di materie prime.
Gli annunci delle tre società indicano una progressione positiva per il riciclo chimico del PET, ma sollevano anche domande sulla capacità dell’Europa, e del mondo, di alimentare queste nuove strutture con le materie prime di cui hanno bisogno.
Qualsiasi nuovo progetto basato sui rifiuti di plastica come materia prima provoca nervosismo nel settore del riciclo meccanico, una tecnologia ormai consolidata ma con un’offerta limitata, specialmente se i nuovi impianti vengono visti come concorrenti nella corsa alle materie prime.
Attualmente la capacità operativa degli impianti di riciclo chimico rimane bassa rispetto al riciclo meccanico e l’Europa, con meno di 100.000 tonnellate/anno, è in netta inferiorità rispetto ad altre regioni come l’Asia-Pacifico e il Nord America.
Ciononostante, si prevede che la capacità di riciclo chimico in Europa aumenterà rapidamente, visti i progetti annunciati e supponendo che gli impianti possano essere alimentati con materie prime adeguate in termini di volumi e qualità.
Investimenti in nuovi impianti di riciclo chimico
Loop Industries ha annunciato di aver scelto Port-Jerome-sur-Seine, in Normandia, come sede di un impianto di riciclo chimico per il PET da 70.000 tonnellate in partnership con Suez, con un investimento previsto di 250 milioni di euro. L’impianto accoglierà materie prime di plastica di scarto, trasportate lungo la Senna dall’area di Parigi, e utilizzerà la sua tecnologia di depolimerizzazione esclusiva, Infinite Loop, per scomporre i rifiuti di PET e poliestere nei rispettivi monomeri di base. Questi verranno poi utilizzati per produrre resina rPET 100% e fibra di poliestere. I lavori di costruzione dovrebbero iniziare nel 2023, mentre l’avviamento è previsto entro 18 mesi, anche se non è chiaro se l’impianto riuscirà ad operare su scala commerciale entro il 2025 in vista dell’obiettivo dell’UE di arrivare entro l’anno al 25% di contenuto riciclato in tutte le bottiglie per bevande in PET.
La multinazionale statunitense Eastman, da parte sua, ha annunciato l’intenzione di investire fino a 1 miliardo di dollari in un impianto di riciclo chimico in Francia basato sulla metanolisi di rifiuti PET difficili da riciclare. Le materie prime candidate a essere alimentate all’impianto comprendono tutti i tipi di imballaggi in PET, tappeti e moquette e abbigliamento. L’impianto dovrebbe utilizzare la tecnologia di rinnovamento del poliestere sviluppata da Eastman, basata su di un’unità di depolimerizzazione a metanolisi, per riciclare chimicamente fino a 160.000 tonnellate/anno di rifiuti di PET altrimenti destinati all’incenerimento. La capacità di produzione totale dell’impianto non è stata dichiarata, in quanto dipende dalla resa dei rifiuti PET immessi. Anche questo impianto dovrebbe essere operativo entro la fine del 2025.
Infine, Carbios e Indorama Ventures (IVL) hanno annunciato una joint venture per la costruzione di un impianto di riciclo chimico per PET a base di enzimi presso il sito di produzione PET di IVL a Longlaville, nel dipartimento di Meurthe-et-Moselle. L’impianto, che come gli altri dovrebbe entrare in funzione nel 2025, avrà una capacità di trattamento di rifiuti PET post-consumo di 50.000 tonnellate/anno. L’investimento è stimato in 150 milioni di euro per la tecnologia di base di Carbios, che comprende anche una fase di purificazione aggiuntiva integrata. Altri 50 milioni di euro sono riservati alla realizzazione delle infrastrutture dell’impianto. Nel sito produttivo IVL sarà anche condotto uno studio di fattibilità per l’industrializzazione della tecnologia Carbios. L’impianto utilizzerà la tecnologia di riciclo enzimatica C-ZYME di Carbios, definita da Carbios “bio-riciclo”. Il riciclo enzimatico, noto anche come idrolisi enzimatica, è una particolare forma di riciclo chimico. La tecnologia di riciclo di Carbios si basa su di un enzima in grado di depolimerizzare il PET. Il monomero ottenuto viene poi purificato prima di essere ripolimerizzato in PET. La joint venture tra Carbios e IVL arriva a seguito della costruzione di un impianto pilota a Clermont-Ferrand, realizzato essenzialmente per dimostrare il processo, il quale dovrebbe venire integrato non solo nell’impianto previsto, ma anche in altri che operano in base a contratti di licenza attualmente in essere.
Le materie prime per il riciclo chimico
Il riciclo chimico richiede che i rifiuti siano differenziati in gradi specifici, poiché alcuni contaminanti, come il cloruro di polivinile (PVC) in alti livelli, possono rivelarsi dannosi per il processo.
Inoltre, a causa delle basse rese osservate nei processi di riciclo chimico, vi è la necessità di disporre di elevati volumi di rifiuti. Per il settore della raccolta/selezione di rifiuti si tratta di un nuovo requisito che impone molta attenzione in termini di miglioramento della qualità e del rispetto delle specifiche degli utenti finali, nonché l’espansione delle capacità di selezione a livello continentale. In Francia, in particolare, vi sono indicazioni di investimenti in nuovi impianti di selezione. Tuttavia, a fronte di altri progetti di riciclo già previsti, ciò potrebbe rivelarsi insufficiente nel breve termine.
A fronte delle notizie sui nuovi impianti di riciclo chimico che utilizzeranno rifiuti di plastica o PET difficile da riciclare, i riciclatori meccanici europei hanno espresso tutta la loro preoccupazione riguardo al tipo di materie prime che verranno utilizzate per alimentare i siti.
La principale obiezione dei riciclatori meccanici concerne la possibilità che le nuove strutture vadano a competere nella corsa alle materie prime esistenti. Da questo punto di vista, tuttavia, i riciclatori dovrebbero dormire sonni più tranquilli dal momento che sia Loop che Eastman hanno confermato a ICIS che i loro siti saranno complementari ai processi di riciclo meccanico.
“Poiché la tecnologia di Loop è in grado di riciclare tutti i tipi di PET colorato e contaminato, spesso contenente additivi, tinte, altri polimeri, nonché le fibre di poliestere, essa rappresenta una soluzione complementare rispetto al riciclo meccanico”, ha precisato Stephanie Corrente, direttore delle comunicazioni di marketing di Loop, in una sua e-mail indirizzata a ICIS.
La partnership con il gestore di rifiuti Suez è utile anche sul fronte degli approvvigionamenti, in quanto Suez sarà in grado di alimentare flussi di rifiuti che non possono avere un futuro sostenibile con gli attuali metodi di riciclo, ha inoltre specificato Corrente.
Anche Eastman desidera garantire che il suo nuovo sito non andrà in concorrenza con i riciclatori meccanici. Rispondendo a un commento pubblicato da ICIS su Linkedin, l’azienda ha affermato: “Secondo noi, il riciclo meccanico e il riciclo molecolare [chimico] possono e devono completarsi a vicenda per risolvere realmente il problema globale dei materiali di rifiuto. Entrambe le tecnologie svolgono un ruolo fondamentale. Ci concentreremo su quei flussi di rifiuti difficili da riciclare che attualmente hanno poco valore e vanno persi negli inceneritori o nelle discariche”.
Il CEO di Eastman ha dichiarato che gli accordi per garantire i flussi di materie prime da rifiuti di plastica e gli incentivi governativi, nonché la collocazione del nuovo sito, saranno conclusi nei prossimi mesi. Quindi, resta da vedere in che modo il governo francese supporterà la richiesta di disponibilità di materie prime per il riciclo chimico.
Non è chiaro invece su quali tipologie di rifiuti di PET puntino Carbios e IVL per alimentare il loro impianto di riciclo chimico; la loro tecnologia può trattare tessuti poliestere di scarto e imballaggi. Di conseguenza rimane aperta la questione se il processo andrà a sottrarre materie prime al riciclo meccanico oppure ricorrerà a flussi alternativi di PET difficili da riciclare per estendere la copertura a tutte le tipologie di rifiuti di PET.
I mercati finali dell’rPET
Eastman e Loop Industries hanno dichiarato che il materiale rPET di loro produzione sarà destinato ai principali marchi globali con sede in Francia, come Danone, L’Oreal e L’Occitane, per contribuire agli obiettivi sui contenuti di plastica riciclata. Oltre a sostenere la Francia nello sviluppo di un’economia circolare.
Eastman ha anche dichiarato l’esistenza di lettere di intenti per concretizzare accordi di fornitura pluriennali con LVMH Beauty, The Estée Lauder Companies, Clarins, Procter & Gamble, L’Oréal e Danone.
Attrarre gli investimenti nel riciclo di materie plastiche
Il fatto che questi tre progetti siano nati in Francia non è una coincidenza.
Barbara Pompili, ministro francese per la transizione ecologica, ha dichiarato che l’investimento di Eastman “dimostra la volontà del nostro paese di abbracciare tecnologie innovative che ci aiuteranno a realizzare le nostre ambizioni ecologiche ed economiche, rivoluzionando le capacità di riciclo della plastica del nostro paese”.
Agnes Pannier-Runacher, ministro con delega all’Industria, ha aggiunto che il progetto di Eastman consentirà alla Francia di diventare leader europeo nelle nuove tecnologie per il riciclo e il recupero dei rifiuti di plastica.
“Questo investimento è il risultato dell’ambizioso programma di riconquista industriale perseguito dal governo fin dal 2017, e che a partire dal 2018 ha permesso alla Francia di diventare il paese più attraente per i nuovi progetti industriali in Europa”, ha dichiarato Pannier-Runacher.
Non sorprende quindi che queste società siano riuscite a ottenere il sostegno del governo francese. Questi sviluppi si adattano agli obiettivi del principale strumento messo in campo dalla Francia, ovverosia la legge sull’economia circolare 2020, la cosiddetta Loi Agec.
Tra gli obiettivi vi è il raggiungimento del 100% di plastica riciclata entro il 2025 e di una percentuale del 5% di plastica riutilizzata entro il 2023, che passerà al 10% nel 2027. Inoltre, è prevista anche una riduzione del 50% nel numero di bottiglie di plastica monouso circolanti sul mercato entro il 2030.
Nel complesso, la Francia ha adottato un approccio avanzato alla strategia di gestione dei rifiuti rispetto ad altri paesi europei, incoraggiando gli investimenti e l’innovazione e utilizzando una serie di strumenti e meccanismi legislativi per realizzare le ambizioni del paese. Vi sono molte lezioni da imparare da questo atteggiamento.
a cura di Helen McGeough, Senior Analyst & Global Analyst Team Lead, Plastic Recycling, ICIS, e Matt Tudball, Senior Editor, Recycling, ICIS
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