Lo shortage di materie plastiche sta costringendo oltre l’80% delle aziende trasformatrici italiane a ridurre la produzione. È quanto emerge da un sondaggio di Federazione Gomma Plastica. Il fenomeno riguarda tutta Europa, dove l’indisponibilità di polimeri sta provocando un sensibile e continuo aumento dei prezzi che hanno raggiunto livelli record: tra le cause, l‘eccezionale ondata di gelo negli Stati Uniti, che ha portato al blocco di molti impianti petrolchimici, e il forte aumento della domanda di polimeri da parte della Cina che ha ripreso la produzione a pieno ritmo.
«Non siamo l’unico settore a cui mancano materie prime o semilavorati ed è paradossale che non se ne parli abbastanza», ha dichiarato Luca Iazzolino, presidente di Unionplast al quotidiano Il Sole 24 Ore «Abbiamo scalato montagne per resistere al Covid e ce l’abbiamo fatta. Ora ci dobbiamo inginocchiare di fronte alla mancanza di materiali».
L’allarme è condiviso da altre associazioni industriali come Anfia (automotive) e Aice-Anie (cavi e conduttori).
Shortage materie plastiche e morsa del gelo negli Usa
Tra le cause dello shortage, la perturbazione artica che ha imperversato negli Stati Uniti dove ha provocato la chiusura del 90% della capacità produttiva nazionale di polipropilene (PP) e del 67% della produzione di etilene, oltre a creare seri problemi ad altre produzioni importanti, determinando l’impennata dei prezzi dei prodotti chimici in tutti i mercati globali.
Finora, sono state rilevate più di 60 interruzioni di attività degli impianti e le analisi basate sui dati di Icis Supply & Demand indicano che le attività di un gran numero di impianti del settore petrolchimico localizzati nell’area hanno subito gravi limitazioni.
Il calo dei volumi di produzione
Il prodotto che più ha sofferto in termini di volume è l’etilene, con il fermo di 26 milioni di tonnellate di capacità, pari al 67% della capacità produttiva totale degli Stati Uniti, mentre per il propilene si stima che circa 11 milioni di tonnellate, ovvero il 50% della capacità produttiva, siano attualmente fuori servizio. Anche molte raffinerie della regione registrano una riduzione della produzione, con una perdita di oltre 2 milioni di barili/giorno di capacità.
In termini percentuali, i materiali che hanno dovuto fare i conti con l’eccezionale ondata di freddo e che adesso sono in shortage sono soprattutto l’epicloroidrina (ECH) (100% della capacità statunitense offline), il propilene ossido (PO) (-100%), il toluene diisocianato (TDI) (-100%), il glicole etilene (EG) (-90%), il polipropilene (PP) (-90%), il glicole propilene (-88%), l’acrilonitrile (ACN) (-73%) e la gomma stirene butadiene (SBR) (-71%).
Polipropilene il più colpito
Propilene e PP saranno probabilmente tra i prodotti più colpiti dall’ondata di maltempo anche alla luce delle pregresse turbolenze del mercato, dovute al fatto che la pandemia del coronavirus ha ridotto la domanda di carburanti spingendo le raffinerie a chiudere o ridurre la produzione, in particolare in Europa e negli Stati Uniti. Questi cali di produzione hanno provocato un effetto-domino sull’offerta di propilene e PP con conseguenti picchi dei prezzi. Con una capacità di produzione di PP negli Stati Uniti così concentrata sulla costa del Golfo del Messico, una limitazione delle attività, seppur temporanea, provoca effetti enormi di shortage su di un mercato già in difficoltà sul fronte dei rifornimenti.
Materie plastiche: prezzi ai massimi
Già a fine 2020 le scorte di PP negli Stati Uniti avevano toccato i minimi in sette anni come effetto del rimbalzo della domanda e della limitata disponibilità di monomero. Ancora prima del maltempo, erano quindi già emersi problemi nella produzione di PP.
La situazione si profila meno drammatica per il polietilene. Il calo nella domanda e offerta di imballaggi che hanno caratterizzato i mercati globali durante la pandemia hanno provocato problemi a livello logistico e fermi di impianti che a loro volta hanno comportato una carenza di offerta e picchi dei prezzi nel 2021.
Con quasi due terzi della capacità di etilene negli Stati Uniti attualmente fuori servizio, è probabile che i mercati globali del PE vadano incontro a un ulteriore irrigidimento.
Cresce la domanda della Cina
Ma non è solo l’ondata di gelo negli Usa alla base dello shortage delle materie plastiche, anche la Cina ha contribuito. Il termine del periodo di festività legate al Capodanno cinese il 17 febbraio scorso, la domanda nel più grande mercato chimico del mondo ha ripreso vigore. Secondo Icis la carenza di offerta unita alla ripresa della domanda dopo le festività ha contribuito al rialzo del mercato cinese delle poliolefine, portando a un’impennata sia dei futures che dei prezzi spot. I prezzi futures in Cina sono aumentati notevolmente anche per materiali come stirene, glicole monoetilene (MEG), poliestere e polipropilene.
Prima del periodo festivo, il mercato petrolchimico nazionale cinese aveva registrato forti aumenti dei prezzi poiché gli operatori già prevedevano una consistente domanda per il dopo Capodanno, e l’impennata dei prezzi del petrolio ha dato ulteriore impulso alla tendenza al rialzo.
Si teme che le esportazioni statunitensi verso l’Asia di materie prime chiave come l’etilene possano essere interrotte a causa dei fermi impianti legati alle condizioni meteorologiche.
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