Virginia Janssens è Managing Director di Plastics Europe, l’associazione dei produttori europei di materie plastiche. In questa intervista, spiega la posizione dell’industria del settore su temi come il riciclo chimico, il Regolamento imballaggi e il Global Plastics Treaty, tra opportunità e sfide.
Quali sono le principali sfide che l’industria europea delle materie plastiche deve affrontare oggi nell’ambito della sostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente?
La transizione verso la circolarità e l’azzeramento delle emissioni nette da parte del sistema europeo della plastica, altamente complesso, sono fortemente influenzati da tre fattori chiave.
In primo luogo, abbiamo bisogno di sforzi più intensi e collaborativi da parte di tutti gli attori del sistema europeo della plastica, compresi i responsabili politici e le autorità di regolamentazione che perseguono politiche sui materiali non ideologiche ma basate sulla scienza e sui dati. È fondamentale che la legislazione eviti anche inutili complessità, sia attuabile nella pratica e assicuri la chiarezza e la certezza fondamentali per incentivare la crescita degli investimenti e dell’innovazione nel settore.
In secondo luogo, per consentire la transizione dobbiamo urgentemente salvaguardare la competitività della nostra industria se vogliamo evitare che l’attività industriale e gli investimenti migrino ulteriormente dall’Europa verso altre regioni e di diventare sempre più dipendenti dalle importazioni di materie plastiche che non soddisfano gli standard di sostenibilità dell’Unione Europea. Come evidenziato nella Dichiarazione di Anversa (i), ciò richiede politiche industriali mirate che eliminino le barriere normative, garantiscano l’approvvigionamento di energia a prezzi accessibili e assicurino l’accesso alle materie prime critiche.
In terzo luogo, abbiamo urgente bisogno di incrementare la disponibilità di materie prime circolari, come i materiali biobased e riciclati, aumentando i tassi di raccolta e riciclo della plastica ed eliminando gradualmente lo smaltimento nelle discariche e negli inceneritori dei rifiuti di plastica riciclabili. Gli obiettivi obbligatori riguardo al contenuto di riciclo contribuiranno a creare anche un’attrattiva di mercato sempre più necessaria e urgente per la plastica circolare, aiutandoci ad abbandonare la plastica ricavata da fonti fossili.
Inoltre, l’implementazione in tutto il continente delle tecnologie di riciclo chimico è essenziale per creare flussi di rifiuti plastici circolari in alternativa allo smaltimento nelle discariche e negli inceneritori. L’approvazione urgente di una legislazione a favore questa tecnologia è necessaria per raggiungere gli obiettivi obbligatori dell’UE in materia di contenuto riciclato nelle applicazioni e i settori che richiedono materie plastiche di alta qualità.
In che modo l’industria della plastica si sta adeguando alle nuove normative europee sull’uso e il riciclo della plastica, come ad esempio il regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (PPWR)?
I nostri membri sono già impegnati in ingenti investimenti e in una profonda riorganizzazione della produzione e della base tecnologica e quindi accettano l’idea che un più rapido cambiamento sistemico sia essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici e di circolarità previsti dall’UE per il 2050.
Il regolamento PPWR (ii) è un elemento chiave per la transizione della plastica e del quadro normativo in Europa. Il PPWR contiene molti elementi positivi e potrebbe fungere da catalizzatore per la trasformazione dell’industria degli imballaggi in plastica. Segnali come la domanda di investimenti sostenibili in Europa sono fondamentali. Pertanto, riteniamo che l’introduzione obbligatoria di contenuto riciclato creerà un’attrattiva di mercato necessaria per le plastiche circolari, ponendo le premesse per l’abbandono delle plastiche ricavate da fonti fossili.
Sfortunatamente, il PPWR comprende anche divieti o restrizioni che giudichiamo arbitrarie sugli imballaggi in plastica monouso come i film termoretraibili e per confezioni multiple. Queste esclusioni sono discriminatorie e sproporzionate poiché questi formati sono già oggi riciclabili e possono essere prodotti con elevate quantità di plastica riciclata, mentre non è stato approfondito l’impatto ambientale delle eventuali alternative.
Il successo concreto e l’effettivo impatto positivo del regolamento dipenderanno da una serie di fattori critici ancora da definire a livello di legislazione derivata. Ciò comprende anche la definizione appropriata della metodologia di calcolo e verifica del contenuto riciclato negli imballaggi in plastica, i criteri del “design for recycling”, i criteri di sostenibilità per le tecnologie di riciclo e le esenzioni dagli obiettivi di riutilizzo per determinati formati di imballaggi per il trasporto.
Quanto è importante la collaborazione tra Plastics Europe e gli organismi governativi al fine di promuovere la sostenibilità ambientale?
L’industria della plastica in Europa è un settore semplicemente troppo esteso, complesso e interconnesso perché una qualsiasi parte di essa possa realizzare con successo un sistema competitivo, circolare e a zero emissioni nette. Dal momento che non controlliamo tutte le leve, dobbiamo trovare i modi migliori per ascoltare, discutere e approfondire la nostra collaborazione.
La collaborazione con i governi rimane particolarmente importante per l’individuazione delle sfide e delle opportunità e per la loro conversione in un quadro politico e normativo che consenta la transizione dell’industria e del più ampio ecosistema della plastica. Come industria, svolgiamo un ruolo attivo in iniziative multi-stakeholder come Circular Plastics Alliance (iii), blueMed (iv), e il progetto Merlin (v) per stimolare il mercato dell’UE della plastica riciclata, eliminare i rifiuti dai nostri mari e migliorare i metodi e le tecnologie di riciclo.
Anche le sfide in termini di competitività che l’industria della plastica deve affrontare sono fonte di notevole preoccupazione e avranno un impatto sulla transizione verso la circolarità. Siamo quindi molto incoraggiati dal modo in cui la presidente della Commissione Europea, Ursula Van der Leyen, ha risposto alla Dichiarazione di Anversa annunciando un nuovo Green Deal orientato all’industria. È fondamentale basarsi su questo impegno e lavorare in collaborazione con l’UE e gli altri stakeholder attraverso l’istituzione di un tavolo sulla transizione pulita (Clean Transition Dialogue) per il sistema europeo della plastica.
Qual è la vostra posizione sul Global Plastics Treaty in discussione presso lo UN Environmental Program?
Nell’ambito di questi negoziati, continuiamo a credere che la transizione della plastica da un sistema lineare a uno circolare, in cui tutte le applicazioni in plastica vengono riutilizzate, riciclate e gestite in modo responsabile, rappresenti la chiave di volta per affrontare il problema dei rifiuti di plastica. Per questo motivo sosteniamo una serie di misure, criteri e linee guida globali adattabili alle condizioni nazionali e che promuovano un’attuazione efficace della transizione.
A nostro avviso, il modo migliore per porre fine all’inquinamento da plastica è trattare i materiali a fine vita come una risorsa preziosa. In altre parole, occorre ridefinire la plastica come un bene. Riteniamo che il Global Plastics Treaty possa dare questo valore alla plastica a fine vita creando un’economia circolare globale che comprenda incentivi convincenti per mantenere la plastica fuori dall’ambiente.
In vista dell’appuntamento di Busan (INC-5), stiamo esortando tutte le parti interessate ad adottare un approccio specifico per il settore basato su principi comuni di design del prodotto che consideri le esigenze e le sfide proprie di ciascun settore industriale con l’obiettivo di offrire soluzioni su misura. Considerare le implicazioni più ampie insite nelle proposte di elenchi arbitrari garantirebbe un quadro politico capace di sostenere le esigenze specifiche del settore senza ostacolare l’innovazione o incidere negativamente sugli obiettivi climatici dei vari paesi e industrie. Riteniamo inoltre fondamentale che le valutazioni delle esigenze finanziarie siano basate sui dati e valutate in riferimento a vari scenari politici, in modo tale da aiutare i governi a sviluppare metodi convenienti in termini di costi e incoraggiare gli investimenti pubblici e privati che stimolino la circolarità.
Considerando che molti produttori di materie plastiche stanno investendo nel riciclo chimico, quali sono le prospettive per questa tecnologia?
La capacità di riciclo chimico ha il potenziale per raggiungere 3 milioni di tonnellate entro il 2030, segnando un cambiamento radicale nella circolarità del sistema. L’uso del riciclo chimico per gestire i flussi di rifiuti più difficili, come ad esempio gli imballaggi alimentari che non possono soddisfare i requisiti di sicurezza e igiene alimentare attraverso il riciclo meccanico, colmiamo una lacuna cruciale nella catena del riciclo. Il riciclo chimico e il riciclo meccanico sono due eccellenti tecnologie complementari che insieme accelereranno la circolarità.
E mentre i produttori europei di materie plastiche pianificano investimenti nel riciclo chimico pari a 8 miliardi di euro entro il 2030, per avviare gli investimenti necessari è essenziale che l’UE faccia chiarezza sul riciclo chimico attraverso una legislazione che introduca il metodo del credito del bilancio di massa per l’assegnazione della plastica riciclata a nuovi prodotti.
Perché sostenete il metodo del credito del bilancio di massa per il calcolo del contenuto riciclato nella plastica?
Il bilancio di massa è un metodo trasparente e verificabile per tracciare una caratteristica definita del materiale lungo la catena del valore, dal fornitore al consumatore. Questo metodo è riconosciuto da tempo in settori come le energie rinnovabili e il legno, e per il commercio equo e solidale del cacao e cioccolato, consentendo l’integrazione di contenuti sostenibili nei processi industriali esistenti.
L’attuazione della metodologia del bilancio di massa è essenziale per facilitare una transizione rapida ed efficiente verso l’integrazione di materie prime chimiche riciclate nella nostra attuale infrastruttura in Europa accanto alle materie prime da fonti fossili. Ciò è dovuto al fatto che i complessi impianti su larga scala in cui vengono prodotte le materie plastiche non sono realisticamente in grado di consentire la separazione fisica di due materie prime distinte.
Il bilancio di massa evita in modo efficiente lo spreco di energia, i costi e i ritardi legati alla realizzazione di impianti di produzione e catene del valore separate per la plastica riciclata chimicamente, consentendo così un rapido aumento delle capacità di riciclo chimico. La metodologia stabilisce inoltre regole per garantire che il contenuto riciclato sia valutato lungo l’intera catena del valore e attribuito ai prodotti in modo verificabile e trasparente, e con l’esclusione dei combustibili utilizzati come fonti di energia nel processo e i coprodotti prodotti e utilizzati come combustibili.
Per garantire l’integrità della catena, tutti i materiali e i prodotti sono convalidati attraverso uno schema di certificazione di organismi terzi, come ISCC Plus (International Sustainability and Carbon Certification) o REDcert.
Qual è la sua visione per il futuro delle materie plastiche in un mondo che sembra sempre più rifiutarle?
Plastics Europe e i suoi membri condividono le preoccupazioni della società in merito al contributo del sistema europeo della plastica al cambiamento climatico e alla sfida rappresentata dai rifiuti di plastica, nonché alla necessità di promuovere l’uso sostenibile della plastica. Le materie plastiche rimangono insostituibili in molte applicazioni e hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella transizione verso la sostenibilità e nel promuovere la competitività di molti settori a valle in Europa.
La nostra visione è quella di creare un sistema sostenibile della plastica che continui a soddisfare le esigenze dei consumatori e della società, supportando al contempo i processi di transizione di molte industrie a valle, e rimanendo un asset strategico per l’economia europea e la sua indipendenza industriale strategica.
Per realizzare questa visione, i produttori europei di materie plastiche hanno concordato una tabella di marcia (vi) per accelerare la transizione verso la circolarità della plastica, portare le emissioni del ciclo di vita a zero emissioni nette e promuovere l’uso sostenibile della plastica.
Per la prima volta il nostro settore è unito attorno a un piano estremamente ambizioso ma realistico per ridisegnare il sistema europeo della plastica: la nostra Transition Roadmap sarà la stella polare per gli anni a venire, dal momento che riflette il profondo cambiamento culturale avvenuto nel nostro settore.
Riferimenti
(i) Ulteriori informazioni sulla Dichiarazione di Anversa: https://antwerp-declaration.eu/
(ii) La nostra posizione riguardo al regolamento PPWR, in versione completa: https://plasticseurope.org/knowledge-hub/ppwr-recommendations/
(iii) Ulteriori informazioni sulla Circular Plastics Alliance: https://single-market-economy.ec.europa.eu/industry/industrial-alliances/circular-plastics-alliance_en
(iv) Ulteriori informazioni su BlueMed: https://plasticseurope.org/campaigns/bluemed-hackathon-engaging-young-innovators-to-find-ideas-and-solutions-for-a-healthy-plastic-free-mediterranean-sea/
(v) Ulteriori informazioni sul Progetto Merlin: https://merlinproject.eu/
(vi) La nostra Transition Roadmap, in versione completa: https://plasticseurope.org/changingplasticsforgood/the-plastics-transition/
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